Alcuni ritengono che
Casamassima sia stata fondata da un generale romano della famiglia
dei Massimi durante il periodo delle guerre tarantine. In ogni
modo, non esistono documenti che attestino la validità di
questa ipotesi e, pertanto, va scartata. Probabilmente tale
ipotesi, apparsa per la prima volta in uno scritto dell'Arciprete
Sergio De Bellis della fine del sec. XVII e in un documento anonimo
del 1738, servìalla difesa, attraverso la nobilitazione della
cittadina di Casamassima, contro gli Arcivescovi di Bari che
tentavano di mettere in dubbio i privilegi e le prerogative della
Chiesa di Casamassima.
Altri, invece,
ritengono che Casamassima fosse un villaggio popolato da abitanti
provenienti dagli antichissimi casali di Tominia e di Casal Antico,
in seguito distrutti.
Fino al sec. X non
è possibile documentare le notizie storiche.
Il primo documento
tratto dal Codice Diplomatico Barese, che parli di Casamassima
è del 962 d.C., durante la dominazione di Bisanzio. Tale
pergamena dimostra l'esistenza di una comunità organizzata
sotto il profilo religioso e legale, secondo gli usi e le
consuetudini longobarde, con onomastica longobarda. I recenti scavi
archeologici effettuati all'interno della chiesa matrice, ove
è stato rinvenuto un ricco sepolcreto, avrebbero confermato la
suddetta datazione, compreso l'esame con
l'ausilio del carbonio 14 effettuato su campioni ossei
che ha fissato come data convenzionale 875 d.C.. L'esame
antropologico sembra aver evidenziato le caratteristiche negroidi
di alcuni individui, probabilmente saraceni che avevano conquistato
la Puglia e che si erano integrati con la popolazione di
Casamassima.
E dal 1179 che
conosciamo le diverse vicende storiche cui andò soggetto il
feudo, che ebbe origine sotto i Normanni. Il primo feudatario
normanno fu Guido da Venosa. Secondo il Beatillo, autore di una
"Storia di Bari", Casamassima, che era un
nucleo abitato, fu concessa alla famiglia Massimi o Massimo
dall'imperatore Enrico VI di Svevia, nel 1195, con l'obbligo per
tale famiglia di cambiare il proprio cognome da quello di Massimi o
Massimo in quello di Casamassima.
Umiliata
dall'imperatore Federico Il che tolse ai Casamassima il
feudo, Casamassima fu restituita ai legittimi proprietari
dall'imperatore Corrado IV di Svevia che sostava con le
sue truppe nel largo di Padula, nel 1252.
Nel 1348 Casamassima
subì il sacco delle truppe ungheresi, comandate da Filippo di
Sulz, venute in Italia per punire la regina Giovanna I d'Angiò
accusata dell'uccisione del marito Andrea, fratello di Luigi Re
d'Ungheria.
Nel 1384 Casamassima
faceva parte del principato di Taranto. Quando, nel 1455, la figlia
del principe Orsini di Taranto, Caterina Orsini Del Balzo,
sposò Antonio Acquaviva, figlio di Giosia duca
d'Atri, portò in dote il contado di Conversano che
comprendeva anche Casamassima.
Per lunghi secoli
Casamassima era stata alla mercé di vari feudatari che
spadroneggiavano nelle nostre contrade, tra cui i Brienne, i
D'Enghien, i Lussemburgo, gli Orsini, e finalmente gli
Acquaviva che diventarono gli Acquaviva d'Aragona per un
privilegio ottenuto a causa dei loro servizi dai monarchi
aragonesi. Nel 1608 fu comprata da Michele Vaaz, conte di Mola, che
fondò il Casale di San Michele nella zona del quattrocentesco
castello del Centurione.
Dai Vaaz passò
ai De Ponte di Napoli, imparentati negli ultimi tempi, attraverso
l'ultima feudataria di tale nome, Maria Giuseppa De
Ponte, con Nicola Caracciolo di Vietri di Potenza, e da questi
tenuta fino agli inizi dell'800 quando, nel 1806,
Giuseppe Bonaparte, re di Napoli, abolisce la feudalità in
tutto il Reame.
Durante il XX secolo
il paese attraversa un periodo di ampliamento urbanistico, con
un'economia fondata soprattutto
sull'agricoltura.
La cittadina è
dominata dalla borghesia del paese irrobustitasi grazie
all'acquisto di beni ecclesiastici appartenuti al
capitolo della Collegiata e ai monasteri soppressi di Santa Chiara
e delle Monacelle.
Dall'inizio del secolo XX la
popolazione è cresciuta notevolmente procedendo a un ricambio
nella vita amministrativa e sociale.
(Fonte: CASAMASSIMA - IL PAESE AZZURRO, a cura di
Giampaolo Montanaro. Biblioteca Comunale, Comune di
Casamassima)
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