A partire dall’ultimo ventennio dell'800,
Gioia del Colle fu interessata da un discreto sviluppo delle
attività connesse alla trasformazione dei prodotti
dell'agricoltura, settore che unitamente al commercio,
rappresentava la fonte primaria di reddito per la realtà
locale.
Tra i vari comparti, il più florido era
quello viticolo, che beneficiava del grande successo riscosso sul
mercato francese dai vini pugliesi, tra cui il Primitivo, "di
ottimo gusto ed alquanto ricercato", la cui pianta era stata
introdotta nell'agro gioiese, quasi un secolo prima, da don
Francesco Filippo Indelicati. Tuttavia con la chiusura del mercato
transalpino, disastrosa conseguenza dell'applicazione delle misure
protezionistiche del 1887, questa fonte di reddito venne
improvvisamente a mancare; fu a questo punto che, per sottrarsi
alle pesanti conseguenze di una crisi tanto dolorosa quanto
imprevista, alcuni viticoltori pensarono di distillare le ingenti
quantità di vino rimaste invendute per produrre cognac e
bevande alcoliche.
Anche a Gioia si affermò tale attività,
dapprima a livello artigianale con tre ditte (di proprietà di
Gioacchino Devanna, Giovanna Devanna, G. Pederzolli.) dedite alla
produzione di spirito, censite già nel 1882, e in seguito,
dodici anni dopo, per effetto dell'applicazione di alcuni
provvedimenti fiscali favorevoli, il numero degli opifici salì
a sette: quattro fabbriche di alcool su un totale provinciale di
107 (Ferdinando Iavarone, Filippo Iacobellis, Paolo Cassano e
Scuola Enologica Barese) e tre di spiriti su un numero complessivo
di 94 (di proprietà dei tre imprenditori prima
indicati).
Qualche anno più tardi, il 15 marzo del 1908,
in contrada Lagomagno sorse per iniziativa di Giuseppe Monte
un'altra azienda distillatrice (poi confluita nella Distilleria
Agraria Cooperativa e Raffineria d'Alcool di Gioia del Colle) con
lo scopo di procedere alla distillazione e rettificazione del vino,
nonché alla distillazione delle vinacce e rettificazione
dell'alcool.
Tra tutte queste esperienze di modesto rilievo
spicca la vicenda di Paolo Cassano, che nel 1891, un decennio dopo
aver impiantato nei numerosi possedimenti familiari il più
bel vigneto di Gioia, allestì una piccola distilleria nei
locali della Masseria Cassano, in contrada Cozzarole, una zona
particolarmente adatta ad ospitare un opificio di discrete
dimensioni in virtù della presenza di una considerevole falda
acquifera e della vicinanza alla stazione ferroviaria. Così,
acquistò da d'Ayala Valva il primo macchinario per
la distillazione e fece crescere il resto del fabbricato facendo
erigere anche una ciminiera.
Ciminiera
Per assicurare una maggior commercializzazione
delle bevande, l'imprenditore chiese l'appoggio di due importanti
aziende milanesi, la ditta di Ermenegildo Castiglione e le
Distillerie Italiane, grazie alle quali il cognac venduto dalla sua
impresa conseguì due importanti riconoscimenti (Milano, 1893 e
Chicago, 1892). Poco più tardi, egli entrò in possesso di
un ex molino, ubicato anch'esso a ridosso della strada provinciale
per Santeramo, sul lato sinistro della stessa, ma più vicino
al centro abitato. L'aumento della superficie in cui si svolgevano
i cicli produttivi rese possibile affiancare o sostituire al
macchinario in dotazione nuove e più efficienti attrezzature,
acquistate probabilmente dalla ditta dei Fratelli Mussi di Milano o
dall'Agenzia Enologica Italiana, e azionate a vapore, un tipo di
energia piuttosto economico perché le caldaie che lo
generavano erano alimentate dalle vinacce non utilizzate per la
produzione. Già nel 1912, però, tutti gli impianti,
compresi quelli di Bari, erano stati convertiti
all'elettricità. L'espansione dell'impresa subì
un'ulteriore accelerazione a partire dal 1905, anno in cui fu
acquistato dal Banco di Napoli un nuovo stabilimento, esteso su una
superficie di 3.400 metri quadrati. Nacque allora il più
famoso dei liquori prodotti dalle distillerie gioiesi, il Fides
Cognac italiano, subito apprezzato all'estero grazie alle
caratteristiche organolettiche della bevanda, all'abile campagna
promozionale ideata da Cassano e alla collaborazione dell'ingegner
Domenico Scoppetta, cognato dell'imprenditore, che ne fece
conoscere le qualità in vari paesi quali Germania, Francia,
Romania, Polonia, Jugoslavia, Ungheria, Grecia, Turchia e Africa
del Nord. Tale crescita fu sancita dalla conquista di prestigiosi
premi alle fiere di Roma, Torino e Parigi (dove il Fides
prevalse sul prodotto della casa francese Martell) Londra,
Liegi, Napoli, Milano, Lipsia; in seguito, l’impresa si
sarebbe affermata anche all'esposizione mondiale di Buenos Aires,
attestando decisamente il nome di Gioia e della Puglia nel campo
delle più fruttifere industrie nazionali.


La sua incessante espansione aveva però
evidenziato l'inadeguatezza della struttura societaria, rimasta
quella originaria di ditta individuale. Per rispondere a tale
esigenza nacque nel 1908 la Società Anonima Vinicola Italiana
Paolo Cassano & C (SAVI), il cui atto costitutivo fu
sottoscritto da nove soci azionisti: tra questi, i cavalieri
Marcellino e Paolo Cassano, l'avvocato Giuseppe Cassano e il
contabile Angelo De Bellis, tutti di Gioia del
Colle.
La trasformazione in società collettiva
comportò l'aumento delle risorse finanziarie, che pose le basi
per un nuovo incremento dei locali annessi alle fabbriche: agli
edifici che già facevano parte delle distillerie del Cassano
si aggiunsero un grande stabilimento a Bari, nei pressi
dell'attuale via Amendola, esteso per circa 15 mila metri quadrati;
un altro opificio a Locorotondo ed ancora un imponente magazzino a
Milano, adibito alla conservazione della merce destinata ai paesi
del Nord Europa. Inoltre, facevano parte del complesso industriale
anche le abitazioni in cui risiedevano gli operai impiegati nelle
distillerie, poste nei pressi degli opifici di Gioia e costruite
nei primissimi anni del nuovo secolo. Anch'esse contribuirono a
cambiare il volto della periferia nordoccidentale della cittadina,
dove i comignoli degli stabilimenti si allineavano nei dintorni
del borgo, che si popolava di case
operaie.
La società ampliò e diversificò
ulteriormente la produzione mettendo in commercio, accanto ai
cognac denominati Paolo Cassano e Fides, al vermut
Paolo Cassano e al Superior Old Brandy, anche il
Rhum Giamaica e il liquore Igea.
Etichetta del Rhum
“JamaÏca”
Dopo un avvio incoraggiante (i primi tre anni di
gestione fecero registrare un utile netto complessivo di quasi
450.000 lire), la sorte comune a molte imprese del settore, volle
che nel novembre del 1914 un’epidemia di fillossera, che
aveva già colpito la Francia, si abbattesse anche in Puglia: i
vigneti furono decimati e venne dunque a mancare la materia prima,
il vino. Inoltre nel 1912 c’era stato un aumento della
tassazione e gli abbuoni fiscali concessi inizialmente dal governo
a chi produceva il cognac dal vino, vennero meno. A seguito di
questi eventi non fu più conveniente potare avanti questa
attività e sul finire del 1914 la ditta fu messa in
liquidazione e sciolta definitivamente nel dicembre dell'anno
successivo.
Una volta conclusa questa esperienza, gli impianti
andarono incontro a destini differenti: quelli di Gioia
continuarono ad essere utilizzati per molti anni ancora da Cassano,
che vi esercitò una piccola fabbrica di spiriti, poi furono
acquistati da altri imprenditori, tra cui Filippo Taranto, genero
dell'industriale, che vi esercitò fino agli anni '50
l'industria enologica.
Le bottiglie vennero vendute ancora per molto
tempo e fino agli anni quaranta del Novecento la distilleria
continuò a conservarne in grande quantità; infatti si
racconta che durante la Seconda Guerra Mondiale alcuni soldati
americani rifugiatisi nella distilleria ormai abbandonata si
fossero ubriacati con queste bottiglie.
L'industria della distillazione del vino a Gioia
non scomparve con la chiusura della SAVI, ma subì un brusco
ridimensionamento venendo praticata per lo più da fabbriche di
modeste dimensioni.
La distilleria è diventata proprietà del
Comune di Gioia del Colle nel 1997, quando la USL gliel’ha
ceduta per appianare alcuni debiti. L’Unità sanitaria
locale, oggi ASL, l’aveva a sua volta ricevuta nel 1970 dalla
famiglia Taranto, proprietaria anche del convento di Sant'Antonio,
la quale dopo lunghi anni di abbandono, voleva che la distilleria
fosse adibita ad uso ospedaliero. Durante il restauro, iniziato dal
Comune nel 2006 e ancora da completare, l'ambiente è stato
conservato rispettando in qualche modo quello
originale.
Il manufatto Ex Distilleria Paolo Cassano, per il
suo illustre passato, è oggi considerato un pioniere
dell'industria pugliese: la sua affermata importanza storica ha
fatto sì che venisse iscritto nell'elenco dei beni monumentali
e ambientali con decreto di vincolo del 26.09.92 del Ministero dei
Beni Culturali e Ambientali.
FONTI:
-
Domenico Paradiso,
Padroni del vapore – l’industria gioiese da fine
‘800 a metà ‘900, 14.Fogli
d’identità territoriale / aprile 2002, Comune di Gioia
del Colle – Assessorato alla Cultura
-
Vito Angelillo,
I monumenti industriali – L’architettura proto
industriale di Gioia del Colle, I fogli di architettura –
Progetto C.R.S.E.C. BA/17, Associazione Turistica “Pro
Loco” di Gioia del Colle
-
Puglia
d’Oro, Vol. I. 1936, 2008, Edizioni Laterza,
Bari
-
Pino Dentico e
Nunzio Ponte, Le ciminiere mute – l’avventura di
un'impresa pugliese fra Ottocento e Novecento, In oltre –
Letterature e materiali, semestrale in collaborazione con la
Fondazione Ricciotto Canudo, numero 7 – giugno 1991, Schena
Editore
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