MOLINO "EXCELSIOR"
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La prima zona industriale del comune di Gioia del Colle si forma e si sviluppa dal 1891 al 1915 circa. La scelta del sito dove furono edificati gli stabilimenti fu dettata da due ragioni fondamentali: la vicinanza con una linea di comunicazione, la ferrovia, e le particolari caratteristiche geo-morfologiche dell'area, ovvero la presenza di una consistente falda acquifera.
Gli edifici industriali sorsero per lo più a ovest del centro abitato, in una zona compresa tra la SS 171 per Santeramo, la SP per Matera e la linea ferroviaria Bari- Taranto. Era questa la zona industriale della città, sviluppatasi tra XIX e XX secolo, dopo le opere di bonifica e dopo l'inaugurazione della linea ferroviaria nel 1865. Il sito vide nascere un'industria di trasformazione agro- alimentare legata ai processi di produzione delle aree agricole e in perfetta armonia con un tipo di economia prevalentemente rurale. Ancora oggi è possibile osservare edifici importanti da un punto di vista storico e socio- economico, architettonico e paesaggistico.
A questo tipo di industria è assimilabile il Mulino Excelsior o "Molino automatico a cilindri Excelsior Enrico Pagano e figlio Luigi", così come si legge sul frontespizio dell’opificio, ancora oggi presente in via Lagomagno.
L'affermazione del comparto molitorio, verso la fine dell'Ottocento, fu favorita da due fattori: la ripresa della cerealicoltura, attuata da molti agricoltori per sfuggire alle dannose conseguenze della crisi vinicola del 1887, e il progresso tecnologico, che dopo aver messo a disposizione dei mugnai una nuova fonte di energia, il vapore, fornì loro un più efficiente sistema di macinazione, il cilindro automatico. Con l'avvento dei mulini a cilindri nel XIX secolo, infatti, il cereale non fu più schiacciato e confricato ma passò attraverso coppie di cilindri rotanti di ghisa dura. In tal modo venne realizzato un prodotto più raffinato, riducendo il surriscaldamento delle farine e conseguentemente il loro deterioramento.
I Pagano, imprenditori di Turi dopo aver gestito un mulino a Conversano si trasferirono a Gioia e presero in gestione il Mulino Excelsior dalla ditta svizzera Bhuler di Zurigo, dietro il pagamento di un canone annuo e l’impegno di pubblicizzare la bontà dei macchinari svizzeri presso coloro che erano interessati all’acquisto di attrezzature per dar avvio all’attività molitoria.
Dopo averlo gestito per 4 anni per conto della ditta Bhuler, la famiglia Pagano probabilmente acquisì la proprietà del mulino dalla stessa ditta svizzera, casa leader nel campo della produzione e commercializzazione di macchinari per l’industria molitoria e pastaria, la stessa che aveva fornito i macchinari all’altro mulino e pastificio Pagano, ubicato sulla via per Santeramo.
Avendo acquistato il mulino per £.120.000 i Pagano ne diventarono contemporaneamente gestori e proprietari.
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Il mulino riusciva a lavorare e a soddisfare le richieste provenienti non solo da alcune province pugliesi (Bari, Taranto e Brindisi), ma anche quelle della provincia di Matera, tanto che da 5 operai iniziali riuscì negli anni '40 ad arrivare a 15 addetti. A questa forza lavoro erano da aggiungere i due titolari dell’azienda, che si occupavano del settore contabile-amministrativo.
La paga settimanale variava in base alle mansioni: da lire tremila a lire seimila, nella metà degli anni '50, cui si aggiungeva la fornitura di 1,5 chilogrammi di farina. Secondo le testimonianze orali, negli anni '40 la giornata di lavoro, scandita dal suono di una sirena, iniziava alle 7 del mattino e si concludeva al tramonto, con una pausa per il pranzo.
Il ciclo produttivo, dallo scarico della materia prima fino al prodotto finito, prevedeva la lavorazione in massima parte del grano tenero, ma anche di quello duro (specialità chiamata anche "cappello"), dell’orzo e del granone e di altri cereali, con produzione sia di farine che di crusca e di mangimi per gli animali. A pieno regime nel mulino si lavoravano circa 150 quintali di grano al giorno.
I prodotti del mulino Pagano per la loro qualità ottennero numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra questi vanno citati quelli conseguiti all’Esposizione Internazionale di Torino e Roma nell’anno 1911 e il premio a livello nazionale conseguito nell’Esposizione di Palermo nel 1919. Gli imprenditori si dimostrarono esperti nella scelta del mercato che comprendeva alcuni centri regionali ed extra-regionali, e nella progettazione della campagna promozionale, imperniata sull'ideazione di suggestive ed eleganti immagini pubblicitarie, oggi quasi del tutto scomparse.
La costruzione dell’opificio, a ben guardare la data apposta sull’arcata superiore del portone d’ingresso, risale al 1903, mentre, stando alla targa marmorea apposta sulla facciata principale, l’ultimazione dei lavori risalirebbe al 1905; su di essa, infatti, si legge: Consacrandosi il ricordo con questa lapide a dì 20 maggio 1905 è inaugurato l’esercizio in questo stabilimento al quale la ditta fondatrice Enrico Pagano e figlio Luigi posero il nome " Excelsior ".
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Targa marmorea
Il progetto fu probabilmente dell’architetto Cristoforo Pinto, mentre la costruzione venne affidata ad un valente costruttore locale, il maestro Gaetano Donatone.
A seguito dei brillanti risultati dall’azienda nel 1921 i proprietari acquistarono un terreno confinante con l’edificio per ampliare la parte antistante dell’edificio stesso.
Negli anni ’30 con l’allacciamento alla linea elettrica, la cui officina si trovava nelle immediate vicinanze, l’opificio sostituì completamente il tipo di energia per far funzionare le macchine, passando da quella a vapore a quella elettrica.
A quell’epoca il mulino figurava tra le prime 25 aziende del settore molitorio della Provincia di Bari, che ne contava più di un centinaio.
Enrico Pagano, fondatore della ditta, morì nel 1942, mentre nel 1950 morì prematuramente suo nipote Enrico, figlio di Luigi. Ciò privò la ditta del ricambio generazionale, che avrebbe assicurato la continuità dell'esercizio, importante soprattutto in aziende a gestione familiare come quella. Dopo la morte del proprietario nel 1957, il molino Excelsior chiuse.
L'impianto fu utilizzato ancora per qualche anno come deposito di grano e officina di riparazione per le macchine agricole, poi fu dismesso e le macchine furono vendute. Rimase per circa un ventennio in uno stato di totale abbandono, per un po' di tempo fu utilizzato come deposito di mobili da un commerciante del settore, poi, alla fine degli anni settanta, è stato acquistato dal signor Giuseppe Capurso, che vi ha fatto eseguire lavori di consolidamento statico e di ristrutturazione, rispettando fedelmente l'aspetto originale della struttura, sia per quanto riguarda
la divisione dei locali all'interno, che nei materiali impiegati.
L’opificio è una costruzione a pianta rettangolare che si sviluppa su una superficie di circa mq. 550. Le facciate sono scandite da ampie finestre non solo per offrire luminosità all’interno dell’opificio, ma anche per un motivo pubblicitario: la ditta elvetica Bhuler nutriva interesse a far vedere ai passanti i nuovi e moderni macchinari a vapore in funzione e a sollecitare altri industriali ad acquistarli.
Dopo aver varcato l’artistico cancello d’ingresso, che racchiude e richiama lo stile della recinzione circostante, si può ammirare in tutta la sua bellezza la centenaria costruzione.
Il mulino comprende tre corpi di fabbrica: quello centrale, il più ampio, è costituito di tre livelli, con il primo sopraelevato rispetto al suolo, e l’ultimo fornito di un sottotetto con tetti a spiovente e copertura a gronde, mentre i due laterali, più piccoli per dimensioni e appena arretrati o rientranti rispetto a quello centrale, si innalzano su due livelli con copertura a solaio.
La facciata è arricchita da elementi decorativi: due leoni, elementi sia architettonici che simbolo dell’azienda, l’intestazione dell’azienda e una stella centrale.
Un podio rialzato, a cui si accede attraverso scalette laterali, la cui presenza è giustificata per agevolare manovra di carico e scarico del grano e della farina, effettuata i primi anni con carri agricoli e successivamente con autocarri, porta al piano rialzato, dal quale, attraverso una scalinata interna, si sale ai piani superiori.
Il piano rialzato si compone di otto ambienti, mentre quelli superiori sono composti di sette vani ciascuno.
Fanno parte del complesso una originale guardiola, una modesta costruzione adibita prima a stalla e poi a garage, un vano deposito ed una artistica ed elegante ciminiera ottagonale posta sul fianco sinistro della facciata. Questa nella parte terminale assume la forma di una corona merlata che svetta alta sulla costruzione e contribuisce, insieme alle altre presenti nelle vicinanze, a connotare la zona come l’antico insediamento agro- industriale di Gioia .
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Guardiola
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Ciminiera
Nel 1991 i proprietari hanno abbellito il manufatto, racchiuso da un basso muretto in muratura, con un’artistica recinzione in ferro battuto, che ricalca nella forma quella originale.
Il complesso fa parte dell’area dell’archeologia industriale di Gioia.
FONTI:
  • Articolo scritto dal Prof. Francesco Giannini il 11/1/2011 e tratto da http://www.gioiadelcolle.info/2011/01/11/il-molino-  excelsior-di-gioia-del-colle/
  • Antonio Monte, Il patrimonio industriale della Puglia – Ricerche, progetti, realizzazioni, 2008, Città di Castello, Nuova Prhomos
  • Domenico Paradiso, Padroni del vapore – l’industria gioiese da fine ‘800 a metà ‘900, 14.Fogli d’identità territoriale / aprile 2002, Comune di Gioia del Colle – Assessorato alla Cultura
  • Puglia d’Oro, Vol. I. 1936, 2008, Edizioni Laterza, Bari
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