A 5 Km, da Gioia, in una località situata
tra la strada provinciale per Turi e quella per Putignano, su
un'altura che s'innalza fino a 382 metri sul livello del mare e che
prende il nome di Monte Sannace, in epoca antica fu costruita una
città, tra le più importanti della Peucezia.
I centri antichi non sorgevano in luoghi casuali,
ma si localizzavano in determinati punti topografici che, al
momento della strutturazione, rispondevano alle esigenze del gruppo
umano interessato all'insediamento. L'ubicazione territoriale
dipendeva, quindi, da un insieme di fattori: il clima e
l'esposizione, le opportunità di difesa naturale, la
disponibilità di terra da coltivare e da utilizzare per
l'espansione dell'abitato, la difficoltà di accesso e, nel con
tempo, la possibilità di collegamento con il territorio
circostante e con la costa per mezzo di vie naturali.
Nel caso dell'antico abitato di Monte Sannace si
realizzano tutte queste condizioni. Ubicato al centro delle Murge
pugliesi, l'altopiano terrazzato di origine carsica che occupa
parte delle attuali province di Bari e Taranto, domina la sella di
Gioia del Colle ed è posto sullo spartiacque tra Ionio e
Adriatico, in posizione strategicamente favorevole. Dall'alto del
colle si controlla visivamente un vasto territorio, che giunge a
nord al mare Adriatico, a sud alla costa ionica, ad ovest ai monti
della Lucania. La sommità, costituita da un pianoro ondulato
di forma quasi circolare, è delimitata e difesa da tutti i
lati, eccetto quello meridionale, da fianchi ripidi e impervi.
L'ampia fascia che circonda la collina, la zona del canale di
Frassineto, era particolarmente adatta alle coltivazioni agricole,
favorita da abbondanza d'acqua. In passato, infatti, immediatamente
a nord del colle, scorreva un corso d'acqua che, proseguendo verso
nord-est, sfociava nell'Adriatico all'altezza dell'odierno abitato
di Fasano. Il fiume, di cui resta notizia ancora su documenti degli
anni Trenta, oltre ad assicurare l'approvvigionamento idrico della
zona, essendo navigabile e percorribile lungo le sponde, consentiva
un diretto collegamento con il mare e gli approdi costieri. La
connessione con la costa adriatica avveniva anche attraverso alcuni
tratturi (individuati per mezzo delle foto aeree). che da Monte.
Sannace conducevano verso nord-est al mare.
Benché la rilevanza archeologica della
località risultasse già in scritti settecenteschi, e i
ritrovamenti di oggetti antichi fossero numerosi fin dalla seconda
metà dell'Ottocento, Monte Sannace è oggetto di campagne
regolari di scavo archeologico solo alla vigilia degli anni
Sessanta. Prima di questo periodo l'attività di ricerca nella
zona è soltanto clandestina e si svolge ad opera soprattutto
dei proprietari terrieri e dei contadini, indirizzata alla scoperta
di tombe. L'unica breve parentesi è costituita da uno scavo
eseguito nel 1929 per iniziativa dell'Ente Provinciale per la
tutela dei monumenti in Terra di Bari e condotto da Michele
Gervasio, allora direttore del Museo barese. Lo scavo del 1929
mette in luce sepolture, ma anche un tratto della cinta muraria
difensiva dell'antica città.
Nel 1957 la Soprintendenza alle
Antichitàdella Puglia e del Materano avvia campagne regolari
di scavo nella località, sotto la direzione di Bianca Maria
Scarfi, che in seguito darà una tempestiva edizione dei
risultati. Gli scavi durano fino al 1961 e riguardano prima la zona
pianeggiante dell'insediamento, quindi l'area dell'acropoli.
S'interviene con saggi di dimensioni limitate lungo i circuiti
difensivi, per individuarne l'andamento, e con lo scavo in
estensione di alcune grandi aree, ponendo in evidenza buona parte
dell'abitato situato in pianura, un lungo tratto della seconda
cinta difensiva con la porta nord, numerose tombe e diversi edifici
dell'acropoli.
A parte qualche altro ritrovamento fortuito
successivo, si torna a indirizzare l'attenzione sul sito a
metà degli anni Settanta, quando prende avvio l'iter
amministrativo finalizzato alla tutela dell'area, con
l'acquisizione di parte di essa al demanio dello Stato, e
riprendono gli scavi regolari.
Sotto la direzione di Ettore M. De Juliis, nel
1976-1977 si portano alla luce ancora abitazioni e tombe nella zona
bassa, e dal 1978 ci si sposta nella parte alta dell'acropoli, dove
si scava fino al 1983, ponendo in evidenza una grande casa
aristocratica, altre tombe, alcune delle quali monumentali e
affrescate, gran parte di un edificio pubblico e un complesso
abitativo di età arcaica. I risultati di questi scavi sono
pubblicati nel 1989.
Le prime tracce di frequentazione del sito
risalgono all'età neolitica. Un insediamento vero e proprio,
invece, è documentato sulla collina a partire dallo scorcio
del IX secolo a.C., e perdura, con brevi interruzioni, fino al
periodo ellenistico- romano (all'incirca fino al I secolo
d.C.).
Nella prima età del Ferro, tra IX e VIII
secolo a.C, un nucleo di capanne in paglia e fango, con pavimenti
di argilla, occupa la sommità del colle; altri piccoli
stanziamenti capannicoli, tipologicamente affini, punteggiano la
pianura circostante, a testimonianza di un tipo di popolamento
diffuso, per gruppi legati all'attività agricola. Tra VII e il
VI secolo a.C, con la graduale emergenza dello stanziamento ubicato
sulla collina, meglio difeso e in posizione più felice per il
controllo delle terre circostanti, il modello insediativo si
modifica in favore dell'affermazione dell'abitato alto come centro
di difesa e punto di riferimento per i nuclei minori distribuiti
intorno, soprattutto nei momenti di pericolo e di attacco
dall'esterno. Gradualmente l'abitato assume una fisionomia urbana,
forse circondato già da una cinta muraria di difesa, che borda
la collina. Su questa sorgono complessi abitativi e edifici
pubblici polifunzionali (con valenze politiche e religiose), e
vengono costruite tombe aristocratiche, talvolta di dimensioni
monumentali, corredate da ricchi oggetti d'importazione
greca.
La città, verosimilmente, fu distrutta
intorno al terzo secolo d.C., nel momento del suo massimo sviluppo;
il suo perimetro misurava più di 5 chilometri, era
circoscritto da almeno tre circuiti di mura e si estendeva su
più di un milione e mezzo di metri quadrati.
Il materiale rinvenuto attraverso le campagne di
scavo regolari è solo in parte conservato ed esposto nel Museo
Archeologico Nazionale sito al piano terra del Castello Normanno
Svevo di Gioia. Altri reperti sono esposti in vari Musei o, se
frutto di scavi clandestini, fanno parte di collezioni private
sparse in tutto il mondo.
Tali reperti consistono essenzialmente in
elementi di corredi funerari, in ceramica apula a figure rosse o a
vernice nera con figure rosse, come vasi protoitalioti, coppe,
crateri peucetici con decorazione geometrica, brocche, colatoi,
statuine, piccoli contenitori di unguenti. Sono presenti strumenti
collegati all'attività agricola, come lame di roncola, e di
ascia, coltelli e piccole zappe, macine mortai, pestelli. La
pratica di attività artigianali è attestata dal
rinvenimento di pesi da telai e di manufatti metallici e in
terracotta. Non mancano utensili in bronzo, spille e resti
metallici di armature.
In prossimità dell'ingresso agli scavi,
sulla strada provinciale Gioia – Turi, si trova la Masseria
Montanaro, che la Soprintendenza Archeologica della Puglia ha
provveduto a restaurare, grazie a finanziamenti statali, per
adibirla come centro di accoglienza dei visitatori e come punto di
orientamento per la visita del sito.
Con gli stessi finanziamenti sono stati
effettuati interventi di restauro e manutenzione delle strutture
venute alla luce a seguito degli scavi e sono state realizzate sia
la viabilità interna che le attrezzature del Parco
Archeologico, per renderlo fruibile ai visitatori.
Ancora molto rimane da portare alla luce nel sito
di Monte Sannace, per cui annualmente, anche grazie al contributo
del Comune di Gioia, la Scuola di Specializzazione per archeologi
dell'Università di Bari, in collaborazione con la
Soprintendenza Archeologica della Puglia, svolge interventi di
scavo sull'acropoli, come campo di attività pratica per gli
studenti, volta al rinvenimento di nuovi reperti e alla ulteriore
valorizzazione del sito.
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