L’Ambone è stato ricomposto nel 1954 dal soprintendente ai monumenti di Puglia e Basilicata, Franco Schettini, riutilizzando frammenti provenienti da due amboni del XI e XIII secolo.
Dell’opera, risalente al XIII secolo, rimangono pochi frammenti come il fanciullo che sorregge un'aquila porta-leggio, frammenti di cornici, lesene, il capitello e la sottostante colonnina, i pomoli posti agli angoli dell’ambone ed infine alcuni bassorilievi.
La ricostruzione, non ha restituito la forma originale dell’ambone, che a somiglianza di opere coeve, doveva presentarsi, probabilmente, come una cassa con il lettorino porta-leggio, poggiata su quatto o sei colonne e collegata da due rampe di scale disposte simmetricamente.
Lo storico Francesco Lombardi, attribuisce, erroneamente, all’ XI secolo ed all'arcivescovo Andrea la volontà di realizzare l’opera, che così descrive:
Andrea arcivescovo successore di Nicola, attese ad abbellire la sua nuova chiesa di vaghi ornamenti, nella quale, per ultimo complemento d'una sì grande struttura, di finissimi marmi al fianco del coro un artificioso palchetto da sopra al quale, nelle celebrazioni solenni si cantano dai celebranti le lettioni, onde perciò con vocabolo più usuale vien chiamato lettorino, in faccia al quale fece scolpire dall'ingegnoso scultore le qui sottoscritte parole:
VIS EVANGELII DEMONES FUGAT,
ATRIA COELI PANDET,
VIRTUTES CONFERT,
REPARATQUE SALUTEM
LA FORZA DEL VANGELO SCACCIA I DEMONI
APRE LE PORTE AL CIELO
CONFERISCE LE VIRTÙ
E FA RIACQUISTARE LA SALUTE (DELL’ANIMA)
(da F. Lombardi, Compendio cronologico degli arcivescovi Baresi, p. 31)