In questo vano, delimitato dalle strutture basamentali della cattedrale romanica, si conserva il più esteso brano pavimentale paleocristiano, detto "mosaico di Timoteo" dal nome del committente menzionato nell'iscrizione.
Il mosaico, realizzato con piccole tessere policrome in materiali diversi quali calcare, laterizio, marmo, propone un vasto campo centrale con motivo a scaglie, compreso entro una cornice con animali acquatici e pesci intervallati da motivi floreali e vegetali, a sua volta riquadrata da una fascia di motivi triangolari.
Le lacune rilevate a intervalli regolari sono le impronte delle basi per i pilastri che scandivano in tre navate l'originaria chiesa paleocristiana, mentre il pozzo può essere una preesistenza rispetto all'edificio sacro. Al centro del tappeto musivo campeggia un grande disco, entro cui sono situati un elemento quadrato con un motivo a stuoia e altri elementi quadrangolari, collegati da un nastro.
A chiudere verso oriente il tappeto, una tabula ansati con iscrizione in latino in cui si ricorda un certo Timoteo che, all'epoca del vescovado di Andrea, fece realizzare parte della pavimentazione per sciogliere un voto:
LA BEATA CHIESA BARESE
SI RALLEGRA NEL SUO VESCOVO ANDREA,
DEL PARI ESULTA IL CLERO CON I SUOI,
CON I SUOI ESULTA TIMOTEO CHE,
OTTENUTO L’AIUTO DIVINO SCIOGLIENDO UN VOTO,
CON I SUOI DONI E CON PIÙ
SICURA TECNICA HA COMPLETATO
LA DECORAZIONE DI QUEST’AULA,
IN LODE DEL SANTO POPOLO DI DIO.
Il mosaico, attribuito al pieno VI secolo, si sovrappone a resti frammentari di fasi precedenti del piano pavimentale.
Esso non presenta, a prima vista, elementi simbolici o di fede, ma ci fa riflettere la sua somiglianza con tanti altri mosaici coevi, sparsi nelle chiese d'Italia e non solo: anche la scelta di un linguaggio artistico comune, per quanto dettata anche da criteri secolari, diviene segno dell'unità della Chiesa, nella misura in cui alcuni dei motivi decorativi hanno modelli orientali, e ancor più per via dei nomi riportati nel mosaico, entrambi di origine greca.