Santa Colomba di Sens, di origine spagnola, visse durante il III secolo D.C. tra la Spagna e la Gallia, dove si rifugiò per sottrarsi alle persecuzioni dell’imperatore Aureliano e successivamente trovò il martirio. In tutta Europa il suo culto divenne popolare durante il medioevo. A Sens, la città che gli storici riportano come luogo della sua morte, fu edificata nel 620 D.C. la prima abbazia a lei dedicata da Re Clotario II.

Le notizie sull’arrivo delle ossa della Santa a Bari sono incerte, i primi documenti ufficiali datano con precisione la loro presenza nella città al 1808, grazie a un verbale redatto da Giambattista D’Ameji, il regio governatore della città di Bari sotto Gioacchino Murat. Secondo il D’Ameji i resti della santa riposavano sotto l’altare maggiore nella cappella della Missione di S. Vincenzo De Paoli, oggi Tribunale Militare di Bari. L’edificio era stato costruito nel 1749 dai Padri Vincenziani fuori le mura di Bari, grazie a un lascito fatto da un monaco membro dell’ordine.

Il 13 febbraio 1808, Giuseppe Bonaparte salito al trono del Regno di Napoli, sancì la chiusura degli Ordini Religiosi con la confisca di tutte le proprietà ed immobili. Nella città di Bari, nel novembre dello stesso anno, fu deliberato che il convento dei Padri Vincenziani ospitasse il nuovo Convitto maschile della zona dedicato a S. Gioacchino. Le proprietà dell’ex Casa della Missione passarono allo stato.

Possiamo supporre che le spoglie della Santa rimasero nella cappella a lei dedicata, e videro il ritorno nel 1815 dei Padri nella missione, con la restituzione del trono di Napoli ai Borboni. La Casa della Missione rimase in attività fino al 1861, fino a che il nascente regno d’Italia dichiarò la chiusura definitiva delle strutture degli ordini religiosi. La Casa della Missione di San Vincenzo de Paoli fu destinata prima a caserma dei Carabinieri, poi a Tribunale Militare, a oggi chiuso e divenuto sede di uffici militari.

A tutt’oggi la cappella non è visitabile. Le spoglie della Santa furono fatte trasferire dalla cappella, durante la seconda guerra mondiale, nella navata sinistra della cripta della Cattedrale di San Sabino.