La casa Torre è
ubicata in via Fontana al civico n.5. e sarebbe difficile
osservarla se non si alzasse lo sguardo, perché la costruzione
è "costretta" da un'angusta strada ed è incassata tra
altre abitazioni. Essa probabilmente è stata costruita su una
preesistente fortificazione medievale.
Tra Via Fontana
(nome del sacerdote Don Francesco Saverio Fontana, nato a Gioia il
1667 e morto Vescovo ad Ascoli Satriano nel 1736, il quale nel 1732
donò il suolo per edificare l'attuale Chiesa di San
Francesco), Via Palude e Largo Cisterna, in una zona del centro
cittadino un tempo paludosa, sembra che verso la fine del secolo
XIII un nobile fiorentino, di nome Perrino, della famiglia De'
Rossi (casato che faceva parte della corte di Federico II, a cui
è stata intitolata una delle due torri superstiti del
castello, quella più alta sul lato sud- ovest), fece costruire
una Torre.
Della Torre abbiamo
notizie certe il 14 dicembre 1819 in occasione di una deliberazione
con la quale il Decurionato accetta l'offerta di Vito
Felice Monte, di Gioia, di prendere a censo
capitaneo (pagamento, da parte di un capo importante della
comunità, di un tributo sull'immobile di cui il Comune vende
la nuda proprietà, mantenendo il diritto alla rendita che ne
deriva), la Torrediruta di pertinenza del
Comune sita alla Palude.
Il Decurionato nella
seduta del giorno 11 agosto 1822 approva la richiesta Del Canonico
Francesco Saverio Indellicati (che stava realizzando una nuova
costruzione), per l'acquisto del fondo comunale detto "Torretta di
Giuseppino", perché la nuova costruzione da una parte toglieva
lo sconcio e la sporcizia della diruta antichissima
Torretta, dall'altra contribuiva anche all'abbellimento del
paese con un nuovo e bel Palazzo. Tale alienazione ottiene
l'approvazione reale nel 1824.
La somma di 170
ducati, proveniente da tale vendita viene utilizzata per bonificare
la zona malsana circostante (via Palude) e per la sistemazione di
alcune strade interne del paese.
Dalla deliberazione
decurionale del 14 settembre 1824 apprendiamo che questa Torretta
era stata anticamente costruita a guisa di Guardiola, ad uso di
caccia degli uccelli nel lago già esistente in quel luogo, da
cui venne, perciò, il nome di Strada Palude, quando il lago
stesso venne colmato, lasciandovi quindi inutilizzata, abbandonata,
nel mezzo, la vecchia Torretta che divenne luogo di immondizia e
asilo d'azioni illecite. La Torretta, o Guardiola, aveva le
dimensioni di palmi 18 di diametro, tra pieno e vuoto, per tredici
palmi di altezza.
L'abate Francesco
Paolo Losapio nel suo volume Quadro Istorico-Poetico sulle
vicende di Gioia in Bari detta anche Livia, nel Canto secondo,
strofa XXIX, afferma:Già si sa dalla storia, che, distolto
/ da corte da un Ciamberlan, non ebbe a vile / tra i cittadin di
Gioja essere accolto / d'aver torre e palagio con cortile, / che
del nome di Rossi ancor s'appella / la sua palude e la sua
torricella.
L'ingegnere Giovanni
Milano in un articolo del 27 gennaio 1911, pubblicato su "Rassegna
Tecnica Pugliese", 1911, fasc.II, riporta: Crediamo fare cosa
grata agli amatori dell'arte pugliese riproducendo un esemplare di
casa fortificata del principio del secolo XV.
Nel vicoletto
Fontana largo appena 4 metri, e non molto lontana dal castello
Normanno- Svevo, sorge una piccola casetta larga 5,60 metri ed alta
metri 14,60 rivestita tutta in pietra da taglio. Il portone è
ogivo e posto ad un angolo per dar posto allo sviluppo della
scaletta. La scaletta è larga un metro e costituita da due
rampe composte di lastroni calcarei, ed i pianerottoli poggiano su
volte a crociera a sesto acuto con costoloni spiccanti da
mensolette. E' caratteristica una cornice, che circonda il portone
e poi si abbassa fino all'imposta per tutto il resto del prospetto.
Questo bel motivo ornamentale, che non si riscontra in altri
monumenti, serve anche per risega al piano superiore alla cornice,
che ha uno spessore di muro maggiore di quello della parte
inferiore alla detta cornice. Le finestre sono rettangolari di
varie dimensioni e variamente decorate. Tra il primo ed il secondo
piano ricorre una cornice graziosamente intagliata, sulla quale vi
sono tre finestre. Le due finestre laterali hanno le cornici
intagliate una a guscio con palmette e l'altra a piccole punte di
diamante. La finestra centrale poi è singolare, perché
divisa in quattro parti da una croce greca, in maniera da farne
risultare quattro luci eguali di 0,45x 0,60 ognuna circondata da
una elegantissima modanatura, che profila anche la croce. Il
secondo piano è coronato da una cornice smussata, su cui
poggia il parapetto traforato a scacchiera ora in gran parte
distrutto. Nei fori quadrati erano collocate palle di ferro, di cui
esistono ancora alcuni campioni sulla terrazza e che servivano in
caso di sorprese come proiettili contro gli assalitori. Tutto
l'edifizio dimostra chiaramente il concetto della difesa, al quale
fu informato, come la scala verso il prospetto, mentre i locali per
abitazione sono verso l'interno, gli usci, che danno sui
pianerottoli, il parapetto, che serviva da riparo e da posto di
offesa.
La pianta
rettangolare della Torre, la scarsa estensione in senso orizzontale
e il fatto che si innalza in senso verticale confermerebbe la
funzione di casa-torre di questa costruzione.
Rispetto al secolo
scorso non ha subito pesanti trasformazioni. Il portone d'ingresso,
che si apre sul lato sud della costruzione, è sormontato da un
arco ogivale che ricorda quelli delle porte d'ingresso del
Castello. L'arco è inserito in una parete a bozze, mentre
l'intera facciata è scandita in quattro livelli di
diversa fattura.
I primi due livelli,
se non fosse per le aperture presenti, di diverse dimensioni e
disposte su piani differenti, costituirebbero un unicum
costruttivo, caratterizzato dalla presenza di materiale lapideo
nella loro struttura muraria.
Gli altri due
livelli, caratterizzati dall'uso del carparo locale, sono delle
sopraelevazioni, come si può notare dalla presenza di due
diversi cornicioni marcapiani aggettanti, il primo in pietra
intagliata con piccole bugne a punta di diamante e il secondo in
carparo, alla base degli stessi piani, anch'essi di diversa
fattura.
Il secondo livello
è connotato dalla presenza di tre aperture: quella centrale,
elegante nella sua fattura e più ampia delle altre, ha un
impianto a croce greca ed è divisa in quattro luci, mentre
quelle laterali, anch'esse di forma quadrata, presentano un'unica
apertura e sono contornate da una cornice lapidea finemente
lavorata. L'ultimo livello, rientrante rispetto al prospetto,
presenta sulle facciate sud e nord tre ampie aperture ad arco a
tutto sesto ed un'apertura con un arco più piccolo sui lati
est e ovest, che sorreggono la copertura del tetto.
Le aperture presenti
sull'ultimo livello conferiscono allo stesso l'aspetto di un
loggiato. I fori quadrati disposti a scacchiera e presenti
all'interno del loggiato e verosimilmente venivano utilizzati per
il collocamento e il lancio di materiale bellico, come palle di
pietra o di ferro utilizzate come proiettili contro i nemici;
questi particolari sarebbero un'ulteriore conferma anche della
funzione di Torre vedetta della costruzione.
All'interno della
casa torre si sviluppa una scala a otto rampe, costruita in pietra.
Da segnalare è la presenza di una volta a crociera a sesto
acuto con costoloni che spiccano da alcune mensolette, che si
può osservare sul pianerottolo, di forma quadrata, del secondo
pianerottolo.
La tipologia
costruttiva fa quindi propendere per un edificio rimaneggiato e
completato nel secolo XV sui ruderi di una fortificazione del XIII
secolo, utilizzata come posto di vedetta e di caccia degli uccelli
di palude (come ci ricordano i nomi delle vie circostanti: Palude e
Cisterna ).
E' stata disabitata
per numerosi anni, fino a quando qualche anno fa un puntuale
restauro conservativo ha riportato al primitivo splendore la
facciata della Casa Torre. Attualmente, dopo i restauri è
tornata ad essere adibita ad uso di abitazione.
FONTI:
-
Articolo scritto dal Prof. Francesco
Giannini il 20/9/2009 e tratto da
http://www.gioiadelcolle.info/2009/11/20/la-casa-torre/#more-8751
-
Articolo scritto dall'ingegnere
Giovanni Milano il 27/1/1911, pubblicato su "Rassegna Tecnica
Pugliese", 1911, fasc.II
-
Giovanni Carano - Donvito, Storia
di Gioia del Colle, Putignano, Officine e Grafiche De
Robertis
IMMAGINI
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