La coltivazione della vite e la produzione del
vino nel territorio di Gioia del Colle erano già molto attive
tra l'VIII e il III sec. a.C., e ciò è testimoniato dai
numerosi ritrovamenti di materiale vascolare destinato a contenere
vino, nella zona archeologica di Monte Sannace, un antico
centro peuceta a pochi chilometri da Gioia del
Colle.
In una pregevole monografia, dedicata a "Il
Primativo di Gioia", pubblicata nel 1919 dall'allora Direttore dei
Consorzi di Difesa della Viticoltura di Bari, prof. Giuseppe Musci,
la paternità del vitigno del primitivo e del vino che ne porta
il nome viene attribuita al sacerdote Primicerio don Francesco
Filippo Indellicati di Gioia del Colle.
Scrive in proposito Musei:
Non ho la pretesa di rintracciare l'origine
esatta di questa ottima varietà, che gode tanta viva simpatia
e tanta buona reputazione presso i nostri viticoltori.
Peròdalle ricerche da me fatte in proposito è risultato
che verso la fine del secolo XVIII il Primicerio Don Francesco
Filippo Indelicati di Gioia del Colle. Nell' esaminare i vitigni,
che alla rinfusa si coltivano in alcuni vecchi vigneti di quel
territorio, notò che un vitigno si adattava - a preferenza di
altri - alle terre rosse e che dava prodotto precoce, abbondante e
ottimo.
L'Indellicati, avendo notato che l'uva di tale
vitigno maturava con notevole anticipo rispetto a quella di altre
piante, coniò per primo la denominazione originale di
"primativo" o "primaticcio", dal latino primativus. È
lo stesso Musci a riferire che, dopo un'accurata selezione, il
primicerio gioiese piantò i tralci di primitivo in un
appezzamento di terreno dell'estensione di otto quartieri (ognuno
dei quali corrispondeva ad ettari 0,1575 e comprendeva circa 625
viti allevate a ceppo basso secondo il sesto di metri 1,50xO,80) in
località Liponti (detta anche Carraro o delle Carrare), nella
contrada Terzi di Gioia del Colle (a circa 900 metri dalla via di
Noci). Nacque così la prima monocoltura di primitivo o
primativo o primaticcio di cui si ha storicamente
notizia.
Sull'anno esatto in cui l'Indellicati avviòla
sua impresa, Musci non si esprime. È, comunque, degno di nota,
che, nel recensire sulla Rivista di Ampelografia (1920) la
monografia di Musci, appena pubblicata, il Sannino, noto
ampelografo, indica nel 1799 la data di inizio della coltivazione
del primitivo da parte del primicerio gioiese. Purtroppo, di questa
figura affascinante di sacerdote non abbiamo molte altre notizie.
Sappiamo che nacque a Gioia del Colle nel 1767, che era dotato di
grande cultura, che divenne primicerio del capitolo della chiesa
madre della città natale, e che fu un appassionato cultore di
botanica e di agronomia. Quando morì a Gioia del Colle nel
1831, fu sepolto in un mausoleo appartenente alla sua famiglia, poi
demolito. Le sue spoglie furono allora traslate nell'attuale
cimitero di Gioia del Colle, dove ancora oggi sono
custodite.
Esiste attualmente un solo dipinto d'epoca, di
autore ignoto, che ci dà un'idea delle sembianze del
primicerio gioiese; tale quadro è custodito gelosamente dalla
famiglia Marvulli di Gioia del Colle, insieme con alcune preziose
memorie tramandate di padre in figlio. Il dipinto in questione si
trovava nel Palazzo Indellicati, poi divenuto Palazzo Marvulli,
sito in Piazza XX settembre a Gioia del Colle. Dopo la demolizione
di tale palazzo, il quadro fu trasferito nell'attuale casa
Marvulli.
Filippo Francesco Indellicati, ritratto
d’autore ignoto
Gli esperimenti di viticoltura dell'Indellicati
furono coronati da un grande successo, testimoniato dall'enorme,
rapidissima diffusione della coltivazione del primativo, prima nel
territorio di Gioia del Colle e, già dopo solo alcuni decenni,
nei paesi limitrofi. Le ragioni dello straordinario favore
incontrato dal primativo tra i vignaioli dell'epoca furono
certamente molteplici:
-
l'ottimo
adattamento alle condizioni pedo- climatiche di Gioia del Colle e
dintorni, zona particolarmente vocata alla produzione di uve per
vini rossi corposi, complessi e strutturati;
-
le scarse esigenze
nutrizionali, dato il portamento piuttosto modesto, che ne
consentirono la diffusione anche su terreni collinari, poveri e
poco profondi;
-
il germogliamento
relativamente tardivo, rispetto ad altri vitigni, che
consentìdi limitare i danni delle gelate primaverili,
frequenti nelle zone di produzione, e di arginare il pericolo della
colatura;
-
il ciclo
vegetativo annuale relativamente breve di questo vitigno e la
conseguente maturazione precoce che di solito permette il raccolto
dell'uva prima delle abbondanti piogge e delle brinate autunnali,
capaci di creare danni rilevanti all'integrità degli
acini;
-
la gradazione
alcolica elevata, particolarmente remunerativa in tempi in cui il
vino veniva venduto sfuso e il prezzo era in funzione del grado
alcolico;
-
la
possibilità, da parte degli agricoltori, di gestire in
economia all'interno della propria famiglia e senza spese
aggiuntive per la manodopera, le due vendemmie, alla fine di agosto
e alla fine di settembre, potendo procedere con calma alle relative
operazioni di vinificazione e riuscendo ad ottenere due tipi di
vini, piuttosto diversi: più fresco, beverino e simile ad un
rosato il secondo, più potente, strutturato e complesso il
primo.
In seguito contribuì alla fortuna del
primitivo anche l'elevata richiesta di potenti vini rossi da taglio
da parte di industriali vinicoli di altre regioni d'Italia e di
altre nazioni.
Per tornare al vigneto dell'Indellicati, dispiace
dover ammettere che esso non esiste più. Tuttavia,
èmerito del Dr. Erasmo Pastore, di Gioia del Colle aver
rintracciato, grazie ad attente e minuziose ricerche,
l'appezzamento di terreno dove fu piantata la prima monocoltura di
primitivo storicamente documentata.
Chi volesse visitare personalmente tale sito
storico (i cui dati catastali sono: Foglio 53; Ha 1,68.26;
particella 37) dovrà prendere da Gioia del Colle la via per
Noci e girare a sinistra per la via delle Carrare; dopo 200 m circa
troverà, sulla destra, una stele in pietra, realizzata
dall'artista F. Cotrufo, su commissione dell'Amministrazione
Comunale di Gioia del Colle, e posta a dimora il 19 maggio del
2004.
Sul lato del cippo che guarda verso Gioia del
Colle sono scolpite le mani del primicerio gioiese, che piantano
una vite di primitivo. In alto, è riportato il seguente brano
poetico, tratto da La ballata del vino generoso della prof.ssa
Nunzia Sala Bianco:
Don Francesco
Indellicati
dopo aver
selezionato
quello che adatto
fosse
alle terre dette
‘rosse’
in Contrada dei
Liponti
fece lesto i suoi
conti
e fissò che ottanta
are
si dovesser
coltivare
per produrre il vino
eletto:
“Primitivo”esso fu
detto
“Primativo” lo
chiamò
che precoce gli
sembrò.
FONTI
-
G. Baldassarre,
Ritorno al primitivo - I siti storici, i personaggi e le cantine
in Terra di Bari, 2006, Bari, Edizioni del
Sud
-
G. Baldassarre,
La riscoperta del primitivo - viaggio nella storia e nei segreti
di un grande vino del sud, 2003, Bari, Edizioni del
Sud
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