Bitonto, Chiesa del crocifisso. Facciata principale.
Sito n.: 4 - CHIESA DEL CROCIFISSO
Fin dal 1572 risulta che il Capitolo della cattedrale
possedeva un piccolo pezzo di terreno fuori le mura della
città in cui c'era una chiesuola o cappelletta, detta del
Rapestingo, con un affresco dedicato al Crocifisso. La
donazione al Capitolo fu effettuata da don Vincenzo de
Riccis con atto di notar Pietro de Ildaris nel 1539. La piccola
chiesa aveva una pianta quadrata con un lato di circa 3
metri e una copertura a lamia. Essa ha pianta a croce greca
con cupola centrale su pennacchi sferici e volte a botte sui
quattro bracci. Nel capocroce è il presbiterio e, oltre il muro
di fondo, l'ampia sacrestia decorata con pregevoli arredi
sacri.
Fu lo stesso Capitolo che probabilmente favorì il culto verso
il Crocifisso tanto che presso quel luogo si notava un gran
concorso di popolo che considerava miracolosa quella
immagine e miracoloso un olio che era benedetto in quella
cappella.
In questo clima devozionale, nonostante le perplessità del
vescovo Alessandro Crescenzio, sotto la pressione del clero
e del popolo, si decise di costruire una nuova chiesa che fu
progettata nel 1663 da Carlo Rosa il quale diresse i lavori e
preparò i cartoni per gli affreschi interni; la fabbrica fu
iniziata l'anno successivo e completata in breve tempo. Fu
consacrata nel 1671 dal vescovo Tommaso Acquaviva che
ne lasciò il ricordo in una epigrafe affissa all'interno della
chiesa.
Questa è costruita con conci di pietra calcarea,
perfettamente organizzati a corsi regolari nella facciata il
cui partito architettonico è diviso in due ordini di lesene.
Quello inferiore, dorico con cornice a triglifi e metope, è
legato ai moduli classici ed è attraversato da due lesene che
sostengono la cornice marcapiano; mentre al piano
superiore è ionico, con cornicione spezzato e timpano
curvilineo, questo è un elemento che ci ricorda lo stile
barocco. La parte superiore della facciata svolge motivi
originali e temi più vicini all'architettura del tempo con una
ripresa delle lesene del piano inferiore che si traducono in
pilastrini più leggeri con capitelli che sostengono l'arco di
chiusura della stessa facciata.
Al centro ancora una finestra classicheggiante con timpano.
Il portale è contornato da una ricca mostra con sovrastante
cornice nel cui fregio si legge la seguente scritta:
“CAPITOLUM BITUNTINUM PIIS FIDELIUM ELEMOSYNIS - A
FUNDAMENTIS EREXIT E. PO. ALEXANDRO CRESCENTIO -
MDCLIV.”
Tra le volute del timpano è murato un concio a forma di
scudo con la seguente dedica: “CHRISTUM REGEM
CRUCIFIXUM VENITE ADOREMUS - FIDAMUS ERGO CUM HIC
- VEXATI A MILLE MALIS VERE CURENTUR.”
Oltre la cornice spartipiano si apre il finestrone assiale
provvisto di cornice e timpano triangolare.
Nei cantonali del muro d'attico si elevano i rispettivi
pinnacoli ricoprenti i risvolti dei fianchi. Nel laterale Sud si
innalza il campanile a torre con due celle e la cuspide
piramidale alla sommità. Il manufatto fu realizzato in un
secondo tempo e denota il gusto dell'architettura
neoclassica della fine del sec. XVIII.
Nella parte sud si innalza il campanile a torre quadrangolare
con due celle campanarie e una cupola piramidale.
La struttura del manufatto echeggia il tipo di costruzione a
trullo della campagna pugliese. La copertura delle volte è a
chiancarelle degradanti e sovrapposte. Il cupolino risplende
di mattonelle maiolicate.
Bitonto. Chiesa del Crocifisso. Particolare della
Cupola maiolicata.
Nell'interno la chiesa si presenta a forma croce con i bracci
voltati a botte tranne quello anteriore che è a crociera. Alla
intersezione dei bracci è una cupola di grande effetto
scenografico, il celebre pittore aquilano Carlo Rosa morì
prima del termine della decorazione interna della chiesa e
fu sepolto nella parete Est del braccio sinistro del transetto,
ove è una semplice lastra su cui è segnato il nome
dell'artista con la data di nascita e quella di morte;
settembre 1678.
Bitonto. Chiesa del Crocifisso. Pianta.
I dipinti rimasero incompleti per vari decenni e finalmente
furono portati a termine su commissione del Capitolo nel
1703, dal pittore V. A. De Filippis da Triggiano, che si
avvalse dei cartoni disegnati dal maestro affrontando
ancora una volta il tema del Trionfo della Croce.
Bitonto. Chiesa del Crocifisso. Cupola affrescata da
Vitantonio de Filippis (1703).
Sulla controfacciata è raffigurato il profeta Giona nell'atto di
essere ricacciato dal ventre della balena e il martirio di
Isaia. Nella semilunetta a destra: la lavanda dei piedi e,
dall'altra parte, l'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Nelle
vele della volta a crociera sono dipinti i quattro evangelisti.
La cappella di S. Martino, dove era una tela omonima,
trafugata agli inizi degli anni '70 assieme a quella di S.
Filippo Neri, ora accoglie un dipinto di Francesco Speranza:
S. Silvestro; mentre l'altra cappella accoglie il dipinto di S.
Giuseppe, opera dello stesso autore. Sulle lunette scene
della flagellazione e sull'arco episodi del Vecchio
Testamento. Anche il tamburo, le vele di raccordo tra archi
e cupola sono ampiamente affrescati. La parte frontale della
chiesa conserva sul muro l'antica immagine del Crocifisso
trasfigurata dai numerosi interventi di restauro non sempre
felici. L'altare ottocentesco nasconde e ingloba in sé quello
precedente. Il timpano si chiude con una nicchia in cui è
racchiusa una statua in pietra policroma di Cristo flagellato,
mentre nei due ovali laterali sono inserite due busti dei
Santi Filippo e Giacomo.
La lunetta rappresenta la deposizione. È una delle opere più
mature del Rosa che in questa parte più importante della
chiesa volle porre direttamente la sua mano.
Nel riquadro dell'arco sovrastante sono dipinti: Aronne, la
visione di Giacobbe, il sacrificio di Abramo, S. Elena
imperatrice, Costantino il Grande. L'altare principale ha
marmi rari e pregiati, come: diaspro di Sicilia, verde antico
di Calabria, broccato di Spagna e cipollino, intercalati dal
bianco di Carrara. Come risulta da una epigrafe sepolcrale
del pavimento, il manufatto fu eseguito a spese del nobile
Angelo Antonio Ruggero, il quale vi fece restaurare pure la
serie di cappelle esterne. Nella sacrestia è notevole l'altare
della Madonna dei Sette Dolori, traslato da una chiesa
campestre del nobile Diego Santacroce. I dipinti
appartengono al sec. XVI.
Senza ancora soffermarci su altri interessanti particolari,
vogliamo ricordare l'affresco sul retrospetto dell'altare
maggiore che riproduce l'antica edicola rurale e il
peregrinare del popolo devoto; nonché un altro altare
seicentesco, dorato, con angioloni che sostengono un
dipinto recuperato al tempo della costruzione della chiesa
da un'altra sita sulla via di Giovinazzo in un fondo di
proprietà del sig. Diego di Santacroce. Il pavimento
maiolicato risale al 1862-4.
L'espansione edilizia ha spinto l'autorità ecclesiastica a
trasformare in parrocchia questa chiesa rurale con decreto
di mons. Aurelio Marena del marzo 1915, affidandone le
cure al parroco di S. Silvestro, mons. Francesco Fornelli, e
trasferendone il titolo. La chiesa in questi anni, auspice il
parroco don Vincenzo Cozzella è stata oggetto di attente
cure e accurati restauri.
BIBLIOGRAFIA
G. MONGIELLO, Bitonto nella storia e nell’arte, ed. Arti
Grafiche Favia, Bari 1970, 195-196
S. MILILLO, La Chiesa e le chiese di Bitonto, Bitetto 2001,
Collana di studi del CeRSA Bitonto il Grifo 4, 34-37
Bitonto. Chiesa del Crocifisso e le cinque edicole.
Immagine dei primi del '900
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