Bitonto. Torrione Angioino.
Sito n.: 52 - TORRIONE ANGIOINO
Verso la metà del sec. XIV, alla fine della contesa tra la
regina Giovanna I d’Angiò e il cognato re Luigi d’Ungheria, la
cinta muraria bitontina del lato Nord era ridotta a un cumulo
di macerie, per cui fu ricostruita e munita di nuove torri più
rispondenti alla nuova tecnica di guerra. Tra le nuove opere
fu costruita la Torre di Porta Baresana, la quale essendo la
più grande e la meglio munita era difesa dalla milizia sotto il
comando di un castellano, dal quale le derivò il nome di
“Castello”.
L'assetto esterno del poderoso manufatto si è mantenuto
integro attraverso i sei secoli della sua tormentosa storia,
giungendo sino a noi mutilato nella parte basamentale, ove
sorgevano gli spalti e le dipendenti opere di difesa e di
servizio.
La sua forma cilindrica è quella usata regolarmente dagli
angioini per le fortificazioni, come nei castelli di conversano
e di Manfredonia. Il diametro esterno misura m 16,10 e
l’altezza è di m 24,00, dalla quota stradale. La struttura
basamentale è composta da conci di pietra calcarea disposti
in corsi regolari sino alla quota di m 4,25; mentre la
fabbrica superiore è costituita da corsi bugnati in tufo
carparo.
Il coronamento è composto dalla merlatura su un basso
muro di attico che recinge il terrazzo.
Lo spessore murario varia di poco tra il piano terra e la
sommità, con un massimo di m 4,90 e un minimo di m 4,20.
Le luci del primo e del secondo piano hanno doppia
strombatura con voltine a sesto ribassato. L’orientamento di
tali luci è vario da piano a piano, come pure la loro altezza
rispetto alla quota pavimentale. Il pianoterra è illuminato da
semplici feritoie strombate e nello stesso modo i pianerottoli
delle scale elicoidali del primo, e del secondo piano.
L'ingresso al pianoterra è formato da un cunicolo, aperto
verso Sud-Est, con la soglia sollevata di m 1,50 dalla quota
stradale, in modo da poter costituire un primo sbarramento
per gli aggressori. Inoltre l'apertura misura appena la
larghezza di m 0,80 e l'altezza di m 1,55, in modo da
obbligare una persona d’altezza normale a curvarsi. Lungo il
cunicolo, della lunghezza di m 4,90, vi sono tre stipiti per
altrettante porte, le quali si dovevano superare per entrare
nel locale. Esso ha forma circolare, con diametro di m 6,45
e altezza di m 6,50. Nella volta semisferica è praticata
un’apertura di m 1,00 x 1,50, la quale costituisce l’unica
comunicazione tra il pianterreno ed il primo piano. L’anello
di ferro infisso nel concio di chiave testimonia la manovra
necessaria per l’alzamento di una scala in legno, da ritirarsi
al piano superiore in caso di assedio. A sinistra è la vera
della sottostante cisterna di m 7,00 di altezza e di m 6,00 di
diametro. La scarsa luce proviene da due feritoie
strombate, poste l’una sull’altra, mentre la porta esistente a
Nord-Ovest, attualmente murata, doveva comunicare con gli
ambienti di abitazione adiacenti alla parte basamentale
della Torre.
La pianta del primo piano è simile a quella delle torri di
Castel del Monte, delle quali può essere una tarda
derivazione. L'ottagono di base ha la larghezza di m 6,85 e
la copertura è singolare in quanto è formata da una volta a
crociera, invece che a padiglione come in esempi coevi.
L'altezza dalla quota di pavimento è di m 6,35, cioè 15 cm
più bassa della corrispondente del pianoterra. Su un lato
dell’ottagono si sviluppa il camino con la cappa piramidale
sostenuta da semicolonne laterali, arricchite da capitelli
cubici. Nei fianchi si incavano due nicchie centinate ad arco
acuto, di cui una decorata con cornici a dentelli e trilobo
nella luce, di gusto rinascimentale. Nei lati Est ed Ovest
dell’ottagono si aprono le rispettive finestre di m 0,90 x
1,40, munite di parapetto per l’affaccio. Nel lato
prospiciente il camino, alla quota di m 3,50, si apre il vano
della scala che porta al secondo piano. Questa soluzione è
stata creata apposta dal costruttore per formare un altro
ostacolo all’aggressore, il quale senza una scala non poteva
superare il dislivello citato. Saliti i 17 gradini si entra nel
vano del secondo piano attraverso una porta a sesto
ribassato. L’ambiente ripete la forma circolare del
pianoterra con l’analoga volta a bacino. Lo spiccato sino
all’imposta della volta è in conci di pietra calcarea, mentre
la copertura è composta da armille di tufo.
Ad Est, a Sud e ad Ovest si aprono, all’imposta della volta,
tre feritoie che guardano verso Bari, Palo del Colle e Ruvo;
mentre gli otto fori sottostanti della cortina muraria indicano
gli alloggi delle travi sostenenti il palchetto sul quale era la
vedetta per spiare, attraverso le citate feritoie, le mosse del
nemico.
Tre finestre con squarci a doppia strombatura illuminano
copiosamente l’ambiente severo della sala. Lungo la parete
si incassano tre nicchie e altre quattro simili si aprono negli
squarci delle finestre. Gli archetti delle nicchie e quelli degli
squarci sono a sesto ribassato con armille ben stirate tra
loro e verso l'estradosso.
La comunicazione tra questo piano e il sovrastante terrazzo
è realizzata mediante una scala che si sviluppa
comodamente nel nucleo murario seguendo un andamento
concentrico alla circonferenza esterna. La soluzione è simile
a quella del primo piano in quanto la soglia del vano
d'ingresso è elevata di m 2,00 dal pavimento della sala,
formando un ulteriore impedimento all'aggressore. La
merlatura che recinge il terrazzo serviva per proteggere i
difensori nel caso estremo di un asserragliamento all’ultimo
piano, il quale poteva durare a lungo dato la esistenza della
cisterna pensile della capienza di circa 6 mc di acqua.
Torrione Angioino (Bitonto) pianta, piano terra e
primo piano.
Torrione Angioino (Bitonto), sezione lungo l'asse a-b.
Questa Torre serviva come base di coordinamento della
difesa e di ultima resistenza qualora il nemico riusciva a
penetrare nella cinta muraria. Attorno ad essa vi erano i
locali dipendenti e la chiesetta dedicata alla Vergine delle
Grazie, la quale dovette essere demolita nel 1615, giacché il
15 novembre dello stesso anno l'immagine fu traslata nella
parrocchiale di S. Egidio Vecchio, col relativo altare di pietra
calcarea.
Il moderno fabbricato, inconsultamente addossato nel 1933,
oltre a svilire la integrità del monumentale manufatto, fu
causa della distruzione di quanto rimaneva ancora nel
terreno circostante.
Estratto da
G. MONGIELLO, Bitonto nella storia e nell’arte, ed. Arti
Grafiche Favia, Bari 1970, 207-212.
Bitonto. Vista aerea del Torrione Angioino.
Si può osservare in ordine da sinistra a destra: Complesso
di San Francesco da Paola, Piazza A. Moro, Piazza Marconi,
Torrione Angioino, Piazza Cavour e Chiesa di San Gaetano.
|