Terrirtorio di Bitonto. Torre d'Agera.
Sito n.: 67 - TORRE D'AGERA
Torre d'Agera, antica struttura difensiva, nell'omonima
contrada in agro di Bitonto, immersa nella verde macchia
mediterranea, è databile intorno al XV secolo. Di pianta
quadrangolare, sviluppata su due livelli, si ergeva su un
antico frantoio oleario ed era racchiusa in un ampio recinto,
che delimitava un delizioso pometo. Apparteneva alla nobile
famiglia Agera, salita agli onori della vita civile ed
economica della città nel XVI secolo, grazie a ripetute prove
di nobiltà. In tal modo l'emergente famiglia cercò di
ottenere un seggio nella piazza di Sant'Anna (Sedile dei
nobili, ove i patrizi godevano del seggio, per iscrizione
all'albo d'oro della nobiltà locale). Finalmente fu ammessa
nell'ambito novero per surrogazione nel 1748, con
l'estinzione di alcune famiglie nobili locali “...pro nunc ad
coetum noblium in locum deficentium familarum...”. Estese
furono le proprietà terriere degli Agera sia nei contadi di
Giovinazzo e Bitonto (contrada Torre d'Agera appunto), sia
nel centro della città (casa e loggia Agera, edificata in via
San Pietro Nuovo da Michelangelo Costantino tra il 1586 ed
il 1642, a seguito del matrimonio del Magnifico Michelangelo
Agera e Perna De Blaso).
Della Torre, oggi fortemente degradata, residuano minimi
elementi architettonici, tra cui una caratteristica bifora, uno
stretto ingresso difeso da caditoia ed alcuni possenti muri
perimetrali. Al piano terra si evidenzia un ambiente, un
tempo voltato a botte ed oggi scoperto, dotato di focolare,
nicchie e un probabile cisterna interna, tipica delle torri
difensive e forse sepolta sotto l'enorme cumulo di materiale
pietroso, dovuto al crollo del piano superiore. Sulla facciata
principale, ormai crollata, con molta probabilità spiccava lo
stemma araldico degli Agera. All'interno del pericolante
complesso, a differenza di altre simili strutture rurali, non vi
è alcun ambiente destinato al culto religioso (una cappella).
Ciò fa supporre che nei pressi di tale contrada anticamente
sorgesse, al servizio del complesso difensivo, una piccola
chiesetta rurale, di cui nel tempo si è persa ogni traccia
(forse la chiesetta rurale dell'Immacolata, ubicata sulla
vicina via del “Cuorchio”). Tutt'intorno sono presenti, sparsi
sul suolo, cocci di epoca medievale, testimonianza di una
florida viabilità rurale che collegava l'entroterra bitontino al
mare di Giovinazzo.
Estratto dell'articolo pubblicato su:
“Primo Piano”- periodico mensile di cultura, politica ed
attualità.
P. Fallacara, Quella torre fortificata, simbolo della potenza
degli Agera, ed. Associazione Culturale Realta' riVista,
Ottobre 2003.
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