3. CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA
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Sito n.: 4 - CHIESA DI SANTA MARIA ASSUNTA

L’antica chiesa parrocchiale dedicata all’Assunta, probabilmente eretta nel XVI1, della lunghezza di 13 metri e larghezza metri 10 circa, era posizionata fuori dalle mura del paese, sul sito dove si trova l’attuale chiesa Matrice.
Dato l’aumento della popolazione, e in occasione della missione popolare per la quaresima del 1775, si pensò di ampliarla. I cittadini, spinti dall’entusiasmo, per reperire fondi si tassarono volontariamente, ciascuno secondo le proprie possibilità.
Finalmente, nel 1815 il comune di Sannicandro affidò la progettazione e la direzione lavori all’architetto Giuseppe Gimma e l’esecuzione ai maestri muratori Francesco Schiavulli e Michelangelo Squicciarini. I lavori furono assegnati durante un’asta pubblica, detta a candela accesa, che si tenne nel castello2.
Dopo aver speso la somma di 683 ducati i lavori furono interrotti per mancanza di fondi. Negli anni 1815-1816 furono alzati i muri intorno al cappellone, oggi nella navata centrale, furono fatti l’oratorio e le scale dell’iniziato campanile. Ma anche questa volta i lavori furono sospesi per la solita mancanza di fondi e sia per l’epidemia del 1817 e 1818. Nel 1825, grazie all’intervento dell’arcivescovo Basilio Clary furono ripresi i lavori della Chiesa.
Si decise però di modificare il progetto dell’ing. Gimma. Il nuovo progetto fu assegnato all’ingegner Leone Leoncavallo. I disegni fatti da Leoncavallo furono esaminati e approvati dall’ingegner Prade che modificò la facciata della chiesa così come la vediamo oggi.
La facciata, di stile neoclassico, è, come abbiamo detto, un'aggiunta posteriore. E’ costituita da un paramento di conci di pietra locale disposti a corsi regolari.
Dal basamento partono due semipilastri con capitelli ionici su zoccolo a doppio toro, in tre scomparti, di cui il centrale è alquanto più sporgente.
Il portale, è sormontato da trabeazione su mensole a volute. Su questa è collocata la cartella con l'iscrizione3 del 1833 della costruzione della chiesa, sormontata da scudo su cui è scolpita a rilievo una colomba racchiusa in un ovale. Sui semipilastri, che scandiscono l'ordine inferiore, ricorre una larga trabeazione che si sviluppa orizzontalmente nei tre scomparti. Lo scomparto centrale è concluso da frontone cuspidato adorno di cornici baccellate, di oculo al centro e di conchiglia al vertice.
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Figura 2: iscrizione del 1833

Sulla fiancata sinistra, intonacata al di sopra della zoccolatura, si aprono quattro finestroni. La fiancata destra è costituita da costruzioni irregolari, corrispondenti ai cappelloni e ad altri locali della chiesa.
Sul retro si trova l'abside, semicircolare, e lateralmente, il campanile, posteriore alla costruzione della chiesa.
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Figura 3: abside semicircolare

La torre è suddivisa da cornice marcapiano in tre ordini, ognuno dei quali è aperto in ogni faccia da monofore arcuate e delimitato da lesene.
Il primo piano e la scala in pietra, la cui costruzione era già cominciata nel 1815, non sono contemporanei agli altri due piani, che furono fatti costruire nel 1967 dall'arciprete Giacomo De Caro, su progetto dell'architetto Giovanni Di Geso.
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Figura 4: campanile

Mentre i due primi piani sono di forma quadrata, il terzo è ottagonale, sormontato da un altro piccolo ottagono, forato da quattro oculi e adorno negli spigoli da volute. Conclude la costruzione un cupolino sormontato da croce.
Negli anni 1827-1829 le opere continuarono fino a giungere nel 1835 ad un’altezza di nove metri corrispondente al primo arco della campana. Nel 1886 la giunta comunale deliberò di riprendere i lavori non considerando il campanile un monumento di lusso e d’abbellimento della chiesa, ma un qualcosa d’utile per l’intero paese che regolava le sue attività al suono delle campane.
Nel 1888 il secondo piano del campanile era pressoché completo, ma non v’era la somma necessaria per pagare i lavori in quanto la sottoscrizione volontaria dell’anno precedente non aveva dato i suoi frutti. Per questo dietro richiesta dell’economo curato don Giuseppe Chimienti il comune stanziò la somma di lire 1500. Il 24 Gennaio 1889 l’ingegner Alfieri collaudò le opere eseguite.
La pianta della chiesa è a tre navate divise da pilastri polistili, ornati da capitelli ionici e posati su alti stilobati.
La navata centrale è a tre campate. La seconda è coperta da cupola, dipinta a cielo stellato e sormontata da lanterna. La cupola fu terminata nel 1836, come è testimoniato dalla scritta sul bordo del cappellone.
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Figura 5: bordo del cappellone con l'anno di conclusione dei lavori

I pennacchi sono decorati da affreschi raffiguranti i quattro grandi profeti: Geremia, Isaia, Daniele ed Ezechiele.
Le altre campate hanno volta a crociera con rosetta dorata al centro. Le volte delle navate laterali sono a botte, solcate da unghie in cui sono raffigurati con dipinti i dodici apostoli.
Nella seconda campata della navata sinistra il primo altare è sormontato da nicchia contenente la statua dell'Immacolata, affiancata da semicolonne su plinti con capitelli corinzi sorreggenti timpano curvilineo.
Il secondo altare è chiuso da balaustra di lastre marmoree traforate a croce di Malta con interposti pilastrini. L'altare, i cui gradini sono terminati sui due lati da bracci in marmo bianco ornati di larga foglia, è sormontato da nicchia con statua di S. Giuseppe, tra semicolonne su cui è posato il timpano ad arco spezzato a forma di volute.
Nell’anno 1873 il medico Gabriele De Sposati fece costruire la quarta navata, il presbiterio e la sacrestia, corrispondenti oggi al presbiterio e al transetto. A ricordo fu posta un’epigrafe sul terzo pilastro di sinistra.
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Figura 6: epigrafe

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Con tale prolungamento la cupola, innalzata sulla seconda campata, è venuta a trovarsi decentrata rispetto alla nuova pianta del sacro edificio.
Con la erezione della nuova sacrestia, il vano, che fino allora aveva funzionato da sacrestia accanto al cappellone del Santissimo Sacramento, fu adattato a cappella che venne dedicata al Calvario.
Tra la terza e la quarta campata è collocata la tela raffigurante S. Nicola di Bari.
Nel transetto, in alto, vi sono medaglioni con dipinti raffiguranti i quattro dottori della Chiesa occidentale: S. Agostino, S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Gregorio Magno.
Il presbiterio si eleva dal piano della navata di quattro gradini: a destra è collocato l'ambone, formato da due angeli a tutto tondo in marmo bianco, il primo sorreggente sulla spalla l'altro, che con le braccia aperte sostiene il leggio a forma di libro aperto.
La mensa dell'altare è sorretta da otto colonnine in marmo giallo variegato.
L'altare maggiore in marmi policromi, terminato lateralmente da volute, è sormontato da dossale, partito da quattro colonne con capitelli e duplice abaco su cui insiste un fastigio, sorretto ai lati da due angeli. Tra le colonne vi è il dipinto dell'Assunta, contornato da cornice marmorea decorativa. Nel catino, affresco raffigurante la Trinità tra schiere di angeli.
Lavori di restauro furono eseguiti nel 1919 dall'arciprete Vitantonio Giammarella, di cui è testimonianza l'epigrafe posta presso l'ingresso:
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Nella parete della navata destra si aprivano gli arconi di accesso alle cappelle dell'Immacolata, del Calvario e del Santissimo Sacramento; essi furono fatti murare dall'arciprete Giacomo De Caro. I primi due nel 1954 e l'altro del Santissimo nel 1960.
Altre opere fatte eseguire dall'arciprete Giacomo De Caro sono la pavimentazione del transetto e del presbiterio nel 1968 col nuovo altare di marmo, il rivestimento in marmo bianco della zoccolatura dei pilastri nel 1973 ed il nuovo organo nel 1975.
Intanto la chiesa era rimasta nuda e si fece a gara per decorarla. Gli altari vennero fregiati artisticamente, ne furono eretti due nuovi, le cappelle rimodernate negli stucchi e decorate con artistiche pitture bibliche, il coro rimesso a nuovo come pure l’organo. Rimanevano nude le volte e le lunette attorno ai finestroni. Il Comune diede l’incarico all’artista Nicola Colonna.
Tutti i dipinti della chiesa e il quadro dell'Ultima Cena, collocato in sacrestia, furono eseguiti da Nicola Colonna nel 1919, tranne la tela della Vergine col Bambino che, come si è detto, è di Berardino Siciliani, e le tele dei SS. Medici e di S. Nicola, che sono di Gaetano Valerio e dipinte nel 1950.
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Figura 7: interno della chiesa

Cerchiamo di interpretare il significato delle decorazioni pittoriche presenti all’interno della Chiesa: si indica il cammino della Chiesa-comunità verso il Paradiso, la Casa del Padre, del Figlio seduto alla sua destra e dello Spirito Santo tra angeli osannanti che in ogni momento rendono onore e gloria a Dio. La chiesa di Gesu’ Cristo è fondata sugli apostoli (con le immagini degli apostoli sulle 12 colonne);
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è il popolo della nuova alleanza, il popolo che Dio si è scelto per dare onore e gloria al suo nome.
Per questo Dio, dopo il no degli uomini al suo progetto (cacciata dal Paradiso-diluvio)
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Nella pienezza dei tempi manda suo figlio Gesu’ Cristo, la buona notizia (gli evangelisti).
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Così questo popolo sotto la guida dei Pastori (i dottori della chiesa)
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e l’amorevole sguardo degli antichi protettori
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attraverso la passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo, sotto la protezione della Madonna può, pellegrino sulla terra, salire fino al cielo (catino dell’abside)
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Figura 8: abside

1 Scalera, op. cit.
2 A.S.B. Fondo notarile, Sannicandro notaio Ferdinando Serini scheda 10 anno 1815.
3 Questo tempio, prima più angusto e fatiscente per vetustà, finalmente, dopo lunga attesa, i cittadini in tempi difficili, con pubbliche oblazioni, ricostruirono dalle fondamenta in forma più magnifica e dedicarono alla Beata Vergine sotto il titolo dell’Assunzione nell’anno della redenzione 1833