4. MONUMENTO AI CADUTI DELLA GRANDE GUERRA
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Sito n.: 5 - MONUMENTO AI CADUTI DELLA GRANDE GUERRA

Per ricordare i 127 militari sannicandresi morti durante la prima guerra mondiale nel 1929 fu eretto un monumento noto come “Monumento ai Caduti”.
La progettazione fu affidata all’architetto Dioguardi e si realizzò grazie all’iniziativa del prof. Don Cosimo Losurdo e col denaro raccolto tra la popolazione e gli emigrati sannicandresi in America.
La struttura, in pietra bianca, si regge imponente in una delle piazze principali del paese.
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Figura 1: particolare basamento

Tutte le componenti del monumento denotano una matrice littoria, carpita da stili precedenti.
Il basamento è un misto rinascimentale e secessione viennese con aggiunte littorie. Il colonnato è un falso neoclassico.
La parte strutturale del monumento è lapidea. Nella parte interna del colonnato, sottostante alla trabeazione, delle dimensioni di 3,40*2,20 m, fuoriesce una campana in bronzo, avente le dimensioni alla base di circa 0,80 m di diametro e circa 1,50 m di altezza.
La particolarità della campana consiste nel fatto di essere stata realizzata a Vittorio Veneto con il bronzo dei cannoni austriaci. La campana, ancora oggi, ogni sera, con i suoi rituali cinque rintocchi, invita la popolazione ad un mistico raccoglimento di preghiera e di riflessione.
Nel 1980 il monumento è stato oggetto di un progetto di restauro a cura dell’ing. Franco Clarizio. Secondo la perizia tecnica illustrativa1 allegata al progetto, “La trabeazione che sorregge la campana è formata, dalla parte interna, da due solai, sovrapposti uno all’altro. Il solaio di sotto, che regge la campana non si può dire se eseguito in c.a. o cls e ferro N.P; l’altro, sovrastante, eseguito con calcestruzzo e travi in ferro NP componente il piano di copertura del primo sul cui bordo è collocata la cornice lapidea unitamente ai due leoni anch’essi lapidei.
Per riparare il monumento è necessario svellere, catalogare, pezzo dopo pezzo, cornice, tenia, cimasa e tutta la trabeazione, demolire i due solai, rifarli in c.a.; infine ricollocare allo stesso posto quanto divelto”.

1 Archivio di Stato, Beni Soprintendenza, Busta 473, F23