Sito n.: 85 - AREA CIMITERIALE - TOMBE LONGOBARDE
la documentazione archeologica sui longobardi del sud è
molto scarsa ed è frutto di scoperte occasionali…sempre in
puglia nuovi ritrovamenti si sono avuti a Trani, a seguito dei
restauri della soprintendenza ai monumenti tra 1970 e il
1971 nella cripta longitudinale della cattedrale romanica,
tesi noti con lodevole tempestività dall’arch R. Mola.
I lavori di restauro hanno comportato un vero e proprio
scavo al di sotto del piano di calpestio attuale della cripta
longitudinale, mettendo in luce le strutture murarie di due
edifici di culto paleocristiani. Le tracce del più antico – pochi
resti murari e frammenti d’intonaco dipinto – erano m 1.30
e sono state datate, per la presenza di monete tardo-
imperiali, tra il IV e il V sec. Non
è da escludere quindi, che si possa trattare della primitiva
basilica episcopale di Trani10.
Verso la metà del V secolo su questo impianto fu edificata
la basilica di S. Maria: a tre navate, divise da due file di
colonne binate, con una sola abside e pavimento musivo
decorato da motivi geometrici11. La fonte documentaria più
antica sulla chiesa di S. Maria risale ai primi decenni del IX
secolo. In una carta del giugno dell'834 (secundo anno
principato domni nostri viri gloriosi Sicardi...) si parla della
donazione, da parte del gastaldo di Trani Radeprando, della
chiesa di S. Magno all'episcopio sancte dei genitricis virginis
Marie sedis tranensis; vescovo del tempo era Auderis. La
chiesa era sita poco fuori la città, nei pressi di un
monumento funerario romano ed era stata costruita dal
gastaldo Sicoprando, padre del donatore, durante
l'episcopato di Leopardo12. Il documento testimonia anche
per Trani quella particolare attenzione dei Longobardi per
l'edilizia religiosa, sebbene limitata sempre a livello di
committenza. I personaggi -due gastaldi- due
vescovi—appartengono ai due ceti dominanti e tra loro
esiste una intesa perfetta. Sicoprando, dedicando la sua
fondazione a S. Magno, già allora ritenuto il protovescovo di
Trani, vuole rendere un atto di omaggio, che è anche di
adesione, alla tradizione religiosa locale. E la successiva
donazione di Radeprando all'episcopio non fa che rafforzare
questo legame13. L'atto è redatto dal notaio Dauferio e tutti i
nomi dei testimoni, ad eccezione di uno sono di origine
germanica. Lo sottoscrivono lo sculdascio Rodernundo,
appartenente all’«entourage» del gastaldo, e cittadini privati
come Ceroaldo, Moderico, Ursemundo14.[476] La basilica di
S. Maria rimase in culto fino a quando non fu edificata la
cattedrale romanica (le prime fasi risalgono ai primi del XII
secolo), dedicata a S. Nicola Pellegrino, che dell'antico
edificio incorporò soltanto la sottostante cripta di S. Leucio,
scavata in età altomedioevale e voluta, a quanto pare,
espressamente per conservare le reliquie del Santo,
traslate da Brindisi a Trani15. Ma la decadenza dell'edificio
dove cominciare molto tempo prima dell'erezione della
cattedrale, forse all'epoca della escavazione della cripta,
che comportò il sollevamento della quota del presbiterio, e
delle tombe al disotto del pavimento delle navate;
quest'ultime obliterarono il tappeto musivo, già più volte
restaurato16.
Insieme ad una delle croci in argento si sono rinvenute
anche tracce dell'abito con decorazione in broccato d'oro.
Manufatti di questo tipo sono, allo stato attuale delle
indagini, molto rari nella Longobardia minore17; le crocette
di Trani rappresentano i ritrovamenti più meridionali e
documentano anche per la Puglia quel tipico uso funerario
longobardo di cucire simili oggetti sugli abiti o sui veli
facciali dei defunti18.
Il Mola data queste tombe tra il VII e l'XI secolo, cioè
«successivamente alla costruzione della chiesa di S. Maria e
anteriormente alla fondazione della cattedrale romanica»19,
ma per quelle che hanno restituito le piccole croci credo che
possa essere avanzata una datazione meno approssimativa.
Un utile termine cronologico ante quem, sebbene non molto
preciso, è offerto dai lastroni, utilizzati sia come copertura,
sia come rivestimento interno.….(il documento continua con
gli approfondimenti dei ritrovamenti dello scavo)…..
FONTI: 8 R. MOLA, Scavi e ricerche sotto la cattedrale di Trani. Notizie
dei ritrovamenti in Puglia... cit., pp. 189-213.
9 Ibidem, p. 203.
10 Appare priva di fondamento la tradizione locale che pone il primo
insediamento cristiano nel complesso ipogeico di Santa Geffa in agro di
Trani. 1 n realtà la chiesa rupestre (a tre navate, scandite da pilastri
monolitici su cui poggiano ampie arcate, con altrettante absidi e
copertura piana) è molto più tarda; planimetricamente trova analogie
con le chiese rupestri medioevali del Salvatore di Giurdignano, dei Ss.
Crisante e Daria di Oria, dei Ss. Stofani di Vaste, della S. Croce di Andria
etc... Cfr. G. D. FONSECA La chiesa rupestre di Santa Gefa di Trani tra
tardoantico e altomedioevo, in «Forme e Strutture» 2 (1976) n. 3, p. 20
ss.
11 La datazione proposta dal Mola (art. cit., p. 203 ss.) è stata
confermata da studi successivi sui frammenti musivi (cfr. R. MORENO
CASSANO, Mosaici paleocristiani di Puglia, in «Mélanges de l'École
Francaise de Rome. Antiquité» 88 (1976), pp. 315-317) e sui frammenti
scultorei recuperati nel corso degli scavi (cfr. L. PANI ERMINI, Rilievi
altomedioevali nel Museo Diocesano di Trani, in «Vetera Christianorum»
14 (1977), pp. 139-152).
12 A. PROLOGO, Le carte che si conservano nell'archivio del Capitolo
Metropolitano di Trani , Trani 1877, doc. I, p. 23; G. B. BELTRANI,
Documenti longobardi e greci per la storia dell'Italia meridionale nel
medioevo, Roma 1877, doc. I, p. 1
13 M. CAGIANO DE AZEVEDO, Edilizia religiosa longobarda e Trani, in
«Vetera Christianorum» 14 (1977), p. 118.
14 Questa alta percentuale di nomi germanici, rispetto a quelli latini e
greci, si riscontra anche nelle successive carte (PROLOGO, op. cit.,
docc. II (843), III (845), pp. 24-26 = BELTRANI op. cit., pp. 2-3) e fa
pensare a un ambiente ormai fortemente longobardizzato.
15 Nel De translationibus S. Leucii (AA. SS. Jan . I, 672), opera scritta
da un anonimo tranese, verso la metà dell’XI secolo, per conto
dell’arcivescovo di Trani Giovanni, si fa risalire l’epoca della traslazione a
poco dopo la conquista di Brindisi da parte di Romualdo (681-687) Per il
Gay il testo non è più antico del IX secolo (cfr. Gay, L’Italia meridionale e
l’impero bizantino dall’avvento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni,
Firenze 1917, trad. it., pp.180-181). Il presule di Trani è quel Giovanni
che, per la sua posizione filobizantina, fu deposto nel 1059 da Sinodo di
Melfi(cfr. A. PRATESI, Alcune diocesi di Puglia nell’età di Roberto il
Guiscardo: Trani, Bari e Canosa tra Greci e Normanni, in Roberto il
Guiscardo e il suo tempi. Relazioni e comunicazioni nelle prime giornate
normanno-sveve (Bari 1973), Roma 1975, p. 240).
16 MOLA, art. cit., pp. 197-198.
17 Alle due crocette di Capua e di S. Maria Capua Vetere (cfr. nota 2)
bisognerà aggiungere le cinque rinvenute a Benevento, di cui due sono
conservate nel Museo del Sannio e tre nel Germanisches National
Museum di Norimberga (cfr. GALASSO, op. cit., p. 27 ss.).
18 O V. HESSEN, Die Goldblechscheiben aus Felkirchen und verwandte
Funde , in «Bayerische Vorgeschichtsblatter» 33 (1968), p. 110 ss.
19 MOLA, art. cit., p. 207.
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