SAN PIETRO DE CASTRO
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Bitonto. Chiesa di San Pietro de Castro, facciata.

Sito n.: 59 - SAN PIETRO DE CASTRO

La chiesa parrocchiale di S. Pietro de Castro (anche detta S. Pietro in Vincoli o San Pietro del Castello1) è ubicata ad Est della Piazza Minerva. Il suo orientamento si identifica con quello delle più antiche chiese cristiane, cioè: con l’abside esposta ad Oriente e il fronte ad Occidente.
Essa fu edificata sulle rovine del Tempio pagano dedicato alla Dea Minerva, per la quale i bitontini avevano una particolare predilezione di culto.
Fra Apollinare di S. Gaetano che fu un attento interprete della tradizione popolare, ci porge la seguente descrizione: “Unde a fidelibus Ecclesiae nomen immutatum, et divo Petro dicata, quae magnificentiori olim constasse aedificio suspicari potest, cum lapides quadrati, columnae fractae, epistilia mire adornata in arca; et vistibulis, dictae Ecclesiae ex antiquis ruinis sepulta iacent, cum ruderibus permixta”.
Il De Simone e il Vacca Torelli argomentano che questa chiesa dovette sorgere in seguito al passaggio dalla città del Principe degli Apostoli, il quale con la predicazione conquistò la popolazione alla nuova fede: il Tempio pagano fu abbattuto e su quelle rovine eretta la chiesa cristiana, che fu dedicata al nome dell’Apostolo.
Indubbiamente l’edificio esistente ha perduto il carattere originario per le varie manomissioni subite nei secoli della sua lunga storia.
La pianta conserva lo schema basilicale latino a tre navate, divise da pilastri quadrangolari con archi a tutto sesto e abside semicircolare sul fondo della nave centrale. Ogni nave aveva la porta d'ingresso ed era coperta da tetto ligneo con falde d’embrici d’argilla. La luce penetrava dalle monofore disposte tre per lato, in asse degli archi di separazione.
Mancano i relativi documenti delle vicissitudini dell’edificio durante i secoli del primo Medioevo, giacché le testimonianze esistenti ci riportano al sec. XIII, quando fu rifatta la facciata tuttora esistente col portale centrale a sesto ogivale e l’aumento dello spessore del relativo muro d’ambito.
Nel 1549 il vescovo Cornelio Musso (1544-71) vi celebrò la s. Visita trovando la chiesa quasi cadente, per cui ordinò al parroco di provvedere per i lavori di restauro, aggregando la cura delle anime nella vicina parrocchia di S. Luca2. I lavori furono eseguiti dodici anni dopo (1561), dal parroco D. Camillo Grisullo, succeduto al precedente Nicola Barone che di solito risiedeva a Roma. Le opere eseguite non sono note; però riteniamo dovettero riguardare il consolidamento in generale delle strutture portanti e la riparazione dei tetti. Dai manoscritti dei rettori D. Vincenzo Vacca (1800-16) e D. Antonio Ventafridda (1816-54) apprendiamo che la chiesa era munita di abside semicircolare sul fondo della nave mediana e aveva la copertura lignea con soffittatura “nella quale vedeansi l’effige della Vergine, di S. Pietro e di S. Gaetano3”.
Nella prima metà del secolo scorso la chiesa si ridusse ancora cadente, per cui il vescovo Nicola Marone (1838-51) ne dispose la chiusura al culto e la cura delle anime nella chiesa di S. Lucia, obbligando il parroco D. Francesco Sorgente ad eseguire le necessarie opere di consolidamento.
Purtroppo questi lavori furono estesi oltre il necessario per tenere in piedi la chiesa, in quanto il complesso fu reso irriconoscibile con l’aggiunta della copertura a volta, la demolizione dell’antica abside e l’allungamento del presbiterio con un corpo di fabbrica quadrangolare. L’unica contropartita positiva fu costituita dal ritrovamento del concio angolare romano, già appartenente al Tempio di Minerva.
La nuova consacrazione fu celebrata il 24 giugno 1859 dal vescovo Vincenzo Materozzi (1852-84) e, salvo l’ordinaria manutenzione, possiamo ritenere che l’attuale fisionomia dell’edificio rispecchia lo stato in cui fu ridotto dal citato parroco D. Francesco Sorgente.
Nel muro in cornu epistolae, accanto all’altare di S. Filippo Neri, è murata la seguente lapide; in cui si legge: D. O. M. - HOC TEMPLUM - IAM OLIM DIVAE MINERVAE SACRUM - QUO - PETRUS APOSTOLUS AB ASIA ROMAN VERSUS - BUTUNTUM PERTRASIENS - REM DIVINAM FECISSE TRADITUR – TEMPORUM JNIURIA COLLAPSUM - IMPENSAQUE OPERA FRANCISCI SORGENTE PAROCHI - MOX A FUNDAMENTIS EXTRUCTUM - VINCENTIUS MATEROZZI - RUBEN ET BITUNTIN EPISCOPUS - APOSTOLORUM PRINCIPI SUB TITULO S. PETRI AD VINCULA - SOLEMNI RITU DICAVIT - VIII KAL. QUINTILIS MDCCCLIX.
I fabbricati affiancanti il portale centrale rimontano a un paio di secoli or sono e, pertanto, si devono ritenere non esistenti nell’epoca in cui furono eseguiti i restauri ordinati dal vescovo Cornelio Musso. Essi chiusero all’esterno le porte delle navi minori, pregiudicando l’ambiente esterno del sacro edificio.
Sebbene abbia subito notevoli cambiamenti strutturali, questa chiesa, già parrocchiale, è una delle più antiche.
Tanto che alla sua costruzione è legata la leggenda di un passaggio da Bitonto dell’apostolo Pietro che avrebbe distolto i cittadini dal pagano culto di Minerva, convertendoli al cristianesimo. In effetti sul suolo occupato attualmente dalla chiesa, nella parte più alta del centro antico, l’antica acropoli, sorgeva anticamente un tempio pagano dedicato alla dea Minerva la cui testimonianza è legata ad una epigrafe rinvenuta nei lavori di sistemazione della chiesa nel 1855 e ad alcuni frammenti di colonne esistenti nel giardino annesso.
Nella chiesa a sinistra è un altare con statua lignea di S. Filippo dove una epigrafe ricorda un momento estatico del vescovo Filippo Massarenghi (1686-8). Si può anche ammirare una tela ottocentesca di F. Spinelli: La presentazione al tempio.
La chiesa presenta un impianto architettonico basilicale, a tre navate, divise da pilastri quadrangolari con archi a tutto sesto in tutto simile ad altre chiese medioevali. I continui rifacimenti ne hanno tradito l’originaria bellezza. A metà del secolo scorso fu abbattuta l’abside e allungato il presbiterio, furono rifatte le coperture esterne e la nave centrale fu voltata a botte finta, furono ricostruite le volte anche delle navatelle laterali, addossata una sacrestia. I lavori furono effettuati dal maestro Emanuele Sannicandro sotto la guida dell’architetto Raffaele Comes; era parroco Francesco Paolo Sorgente.
La facciata presenta una struttura tipicamente romanica con cuspide e campanile a vela. Esiste solo un portale centrale essendo gli altri due, corrispondenti alle navi laterali, ormai chiusi; anzi sul portale di sinistra furono addirittura addossate alcune fabbriche.
All’interno, al di sopra dell’altare maggiore, agli inizi del secolo fu creato un fondale su cui fu inserito un gruppo statuario, eseguito a Lecce da Giuseppe Manzo, rappresentante la Liberazione dal carcere di S. Pietro.
L’altare di destra è dedicato alla Madonna della Presentazione, quello di sinistra a S. Filippo Neri. Fino al 1995, grazie al parroco Vincenzo Mundo, si era sviluppato il culto della Madonna di Loreto. La statua è stata trasferita nella nuova parrocchia del SS. mo Sacramento.

1 Accanto alla chiesa sorgeva un Castello di probabile origine longobarda.
2 La riconsacrazione fu celebrata nel 1575 dal vescovo Giovan Pietro Fortinguerra (1574-93)
3 S. Gaetano fu elevato a protettore della città nel sec. XVIII, con la venuta a Bitonto dei Teatini e la costruzione della relativa chiesa. Quindi i dipinti citati erano di epoca barocca.

Estratto da
S. MILILLO, La Chiesa e le chiese di Bitonto, Bitetto 2001, Collana di studi del CeRSA Bitonto il Grifo 4, 193-194.