PORTA DEL CARMINE
graphic
Bitonto. Porta Lamaja – ingresso al centro storico.

Sito n.: 60 - PORTA DEL CARMINE

Morfologia e trasformazioni delle mura urbiche di Bitonto. Alcune note
Il “restauro” seicentesco di Porta Maja
Nella struttura formativa delle mura urbane bitontine le modificazioni effettuate nel secondo Seicento sull’antica Porta Maja costituiscono una sorta di pietra miliare. La porta era costituita da un impianto piuttosto semplice: un ambiente voltato a botte acuta, che rendeva visibile l’archivolto all’esterno come oggi appare dall’interno del perimetro murario.
graphic
Bitonto. Porta e Torrione Lamaja.

Nel XVII secolo il fornice, collocato tra una torre quadrilatera normanna ed una circolare angioina (ancora oggi ampiamente visibili), era servito da uno spazio antistante che confluiva su un terrapieno. Quest’ultimo attraversava la Lama e varcava un ponticello ad arco acuto posto nei pressi del complesso conventuale dei Padri Carmelitani (attuale Istituto Maria Cristina di Savoia). Il profilo di Porta Maja appariva ad un livello superiore rispetto a quello oggi visibile, poiché l’anzidetto terrapieno insisteva ad un livello inferiore a quello attuale. Nell’anno 1677 la struttura medievale del fornice viene integrata con un impaginato esterno. Si tratta di un robusto e plastico paramento in forme attualizzate, costituito da un nuovo fornice con archivolto ad elementi bugnati cui vengono associate semicolonne binate su plinto, con capitelli, architrave e timpano. La cornice sull’arco unifica la composizione generale e fa da base, oggi, allo stemma lapideo dei Savoia e alla sovrapposta statua, pure lapidea, della Madonna del Carmelo con Bambino.
L’inserimento del nuovo arco semicircolare avviene anche ricalibrando la collocazione del fornice. La posizione del vecchio arco, infatti, collineare rispetto alla torre normanna, ma arretrata rispetto alla mole angioina, faceva apparire il piedritto sinistro pressoché strozzato dal corpo di quest’ultima. L’impaginato seicentesco riduce l’area del vano di ingresso, abbassandolo ed allontanandolo dalla torre cilindrica quel tanto che basta per potervi inserire il piedritto a semicolonne binate. Il timpano sinistro, mozzato sul paramento della torre angioina, è l’effetto di tale sforzo compositivo. La nuova porta acquisisce equilibrio, dunque, in una rinnovata struttura formale, basata non soltanto sull’introduzione di elementi di architettura corrente, ma anche sulla collocazione del fornice ricalibrata sull’assial- simmetria del nuovo impaginato.
graphic

Porta del Carmine. Prospetto anteriore. Ricostruzione del profilo della struttura medievale (grigio) e collocazione della sovrastruttura barocca oggi visibile (nero).

Un intervento pregevole, che ha dato nuova forma e dignità alla Porta. È, infatti, appena il caso di ricordare che nella ingegneria delle fortificazioni le porte costituivano sì l’ingresso all’insediamento, ma anche un elemento vulnerabile, formando una breccia nella struttura munita. La qualità del nuovo impaginato seicentesco toglie a Porta Maja questa caratteristica di ‘male necessario’, facendola diventare un evento architettonico di rilievo: essa deve potentemente rappresentare, oltre che essere, l’ingresso alla città. Cosicché ‘Porta del Carmine’ proiettava all’esterno, sul versante meridionale, il primo, significativo messaggio dell’istanza di lustro, decoro e cultura della comunità presente entro quel perimetro. Il rinnovamento della sua forma si inserisce peraltro in una lunga stagione di costruzione di residenze nobiliari (secoli XVI-XVIII), i cui portali contengono parecchi caratteri accomunabili a quelli di Porta del Carmine (in alcuni casi anche enfatizzati in essa).
Questa condivisione rende l’ingresso alla città come l’accesso ad una grande residenza collettiva.

graphic
Porta del Carmine (Bitonto). Sezione longitudinale e prospetto anteriore.

graphic
Sezione longitudinale della Porta del Carmine (Bitonto).

graphic
Porta del Carmine. Pianta.

Con la nuova immagine le mura bitontine non sono più solo struttura difensiva ma anche architettura intenzionalmente rappresentativa di una comunità.
Il “restauro” seicentesco di Porta Maja consiste in una modificazione con cui l’ingresso alla città assume nuova veste ed attualità estetica. Detta modificazione si concretizza in una integrazione esclusivamente corticale esterna. L’analisi degli aspetti costruttivi restituisce ulteriori dati sulle caratteristiche dell’intervento. Al paramento anteriore della porta medievale viene agganciata una sovrastruttura che copre fornice e piedritti con elementi lapidei stereotomicamente lavorati: semicolonne binate, montate su plinti parallelepipedi, basi toriche, capitelli tuscanici, trabeazione con timpano su ogni coppia di colonne. La potenza, le caratteristiche del taglio e della lavorazione superficiale delle parti conferiscono alla struttura un notevole effetto plastico ed uno sviluppo verticale degli elementi architettonici aritmicamente scandito dalla vigorosa esaltazione delle fasce orizzontali. Diversi aspetti concorrono a siffatta caratterizzazione architettonica. I fusti delle colonne, ad esempio, sono formati da semirocchi di alternata profondità, cadenzata per piani orizzontali, che si rendono continui con gli elementi del paramento e dell’archivolto. I pezzi uscenti, inoltre, sono compressi rispetto a quelli rientranti. I primi assicurano così la percezione della robustezza. I secondi, più alti, il senso della snellezza, al cui effetto si relaziona pure la progressiva rastremazione verso l’alto degli elementi. Alla esaltazione del contrasto plastico tra elementi si relaziona il trattamento della superficie lapidea, che alterna piani scabri, con spigolo vivo o stondato, ad altri appena ruvidi.
Il sistema di aggancio della nuova struttura alla esistente risulta essere conformato con ammorsature a sviluppo orizzontale, senza particolare profondità di ingranamento, come era più o meno in uso proprio nelle chiese di età barocca per i sistemi di collegamento tra facciate e retrostruttura portante. Questo, naturalmente, evidenzia che il fornice medievale deve aver subito consistenti tagli, benché non troppo profondi, per farvi aderire la sovrastruttura barocca.
Gli elementi di colonna sono tagliati a forma semicircolare con ispessimento interno lineare, funzione del serraggio nella sede muraria. In alcuni filari il pezzo, circolare (di colonna) quello parallelepipedo (di paramento) sono divisi dai relativi giunti. In altri filari detti elementi costituiscono un pezzo unico sagomato, che si sviluppa per tutta la corrispondente semifascia orizzontale. Tale assito dei blocchi risulta variamente alternato, rispondendo ad una ricercata tessitura paramentale che assicura autonoma stabilità al nuovo impaginato.
Le caratteristiche costruttive della sovrastruttura seicentesca sono dunque funzione della conformazione di una nuova, potente e pressocché autoportante “epidermide” sul testo medievale.

estratto dell’articolo pubblicato sulla rivista semestrale “Studi Bitontini” 80, 2005, 21-40 di Tommaso Maria MASSARELLI.

graphic
Bitonto. Cardine sinistro di Porta Lamaja.

graphic
Bitonto. Cardine destro di Porta Lamaja.