7. CASTELLO NORMANNO SVEVO
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Sito n.: 1 - CASTELLO NORMANNO SVEVO

Il castello di Sannicandro sorge nella zona medievale del paese, tra le caratteristiche case a scalinata esterna, isolato dalle costruzioni circostanti, circondato da una strada che, almeno in parte, dovrebbe insistere sull’antico fossato colmato solo nel 18361.
Il castello “ha in pianta la forma complessiva di un quadrilatero con uno degli angoli alquanto smussato2” che occupa una superficie di circa 2850 mq, palesemente costituita da un insieme di successive stratificazioni che nel corso dei secoli ne hanno progressivamente mutato l’aspetto.
Possiamo individuare, dal punto di vista dell’evoluzione architettonica, due categorie distinte:
1. insieme di tutte le strutture caratterizzate da un’evoluzione organica del complesso architettonico, che da semplice struttura di difesa militare, diviene sede di un feudatario; evoluzione che si prolunga per secoli, seguendo, presumibilmente, le vicende storiche del feudo stesso;
2. insieme delle opere realizzate in un arco di tempo molto ristretto per soddisfare esigenze, di carattere economico, da parte del Capitolo, in quel periodo proprietario della struttura; si tratta di lavori eseguiti principalmente tra il 1772 ed il 18743, che comportarono una grave alterazione dei caratteri tipologici, architettonici e costruttivi fino a renderlo quasi irriconoscibile.
Attualmente, osservando il castello dall’alto sono evidenti due successive costruzioni anulari concentriche e un insieme di altri volumi che, con il passare dei secoli, sono andati ad addossarsi alle due cortine murarie, o, in alcuni casi, a sostituirsi del tutto ad esse.
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Figura 1 - foto storica aerea

La cortina interna si presenta più integra di quella esterna, in quanto quest’ultima ha subito numerosi rifacimenti ed integrazioni dovuti specialmente all’apertura in breccia di nuove porte.
In una prima fase, doveva però costituire la cinta di confine, come è dimostrato dallo spessore, eccessivo per dei muri divisori, dal portale che si apre sul lato est e dalle saettiere a bocca di lupo4.
E’ possibile individuare le seguenti fasi costruttive, le prime tre specifiche del castello, mentre la quarta si riferisce all’impropria utilizzazione del complesso quando entrò a far parte dei possedimenti della Basilica di S. Nicola5:
1° fase: semplice recinto quadrangolare, costituito da muratura di pietrame sbozzato, non dotato di torri, ma con gli angoli arrotondati;
2° fase: castello costituito da murature perimetrali realizzate su quelle del recinto di prima fase, torri negli angoli ed al centro dei lati;
3° fase: ampliamento del castello, con la realizzazione di una cinta più esterna e di grandi ambienti di rappresentanza e di due nuove torri sul lato nord e la trasformazione da luogo di difesa a dimora di feudatario;
4° fase: ristrutturazione del castello per un suo più intenso sfruttamento economico, conseguito specialmente con la realizzazione delle opere ottocentesche 6.
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Figura 2 - fasi evolutive

L’esistenza del recinto di prima fase è stata avvalorata dai lavori di restauro7, i quali hanno riportato alla luce un recinto murario costruito in conci irregolari di pietra calcarea, con gli angoli arrotondati, in cui è presente anche il probabile portone di accesso, nonché diverse murature ad esso connesse8.
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Figura 3 - resti recinto murario ala nord

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Figura 4 - torre sud-ovest

La datazione della cortina, presumibilmente intorno al X sec., rinviene dallo studio del materiale ceramico ritrovato in un condotto fognario, realizzato in corrispondenza della porta, e dalle monete raccolte nei pressi delle fondazioni dei muri connessi al recinto.
Questo ritrovamento potrebbe avvalorare la tesi dello Scalera9, il quale parlava di un fortilizio bizantino.
L’antico muro in pietrame, situato sotto l’attuale piano di campagna, fu sopraelevato da un altro muro di bolognini di pietra squadrata, con torri negli angoli e al centro dei lati est ed ovest; sia nel muro di cinta che nelle torri sono aperte feritoie e merlature.
Le torri, che delimitano la cortina, non sono innestate alla muratura, ma semplicemente aderenti alla stessa: questa caratteristica dice chiaramente che la cortina muraria è stata ricostruita in un periodo successivo.
Non si conosce l’originario numero delle torri, delle quali sei sono giunte fino a noi, ma si presume che anche la cortina nord e quella esposta a sud fossero munite di torri centrali. L’ipotesi si basa sull’osservazione, nella parte centrale della cortina nord relativa alla seconda fase, di un’apertura, coeva alla stessa muratura, la cui base è posta ad una quota più bassa (120 cm) di quella originaria del locale di primo piano10.
Si è cercata un’ ulteriore conferma, eseguendo alcuni saggi in fondazione, che però non hanno fornito nessun elemento aggiuntivo, in quanto tutto il lato nord presenta al piano seminterrato un grande locale, con il piano di calpestio immediatamente al di sopra del piano roccioso. L’unico elemento che rafforza questa ipotesi è la presenza, nel rinfianco della volta di copertura, di alcuni conci che potrebbero essere i resti dell’ammorsatura dei muri della torre scomparsa.
Probabilmente, in un primo momento, non c’erano corpi di fabbrica realizzati in aderenza al muro di cinta; infatti, lo studio delle murature ha permesso di collocare, la realizzazione degli stessi, in tempi successivi. Questi volumi erano coperti da orizzontamenti lignei11, dei quali restano, a testimonianza, solo i fori di appoggio delle travature, nascoste nei rinfianchi delle volte in tufo12.
L’unica eccezione è costituita da un piccolo ambiente situato nell’angolo nord – ovest, suddiviso in un piano terra, un primo piano e il terrazzamento che permette l’accesso allo stesso.
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Figura 5 - esterno della chiesa

Il piano terra, senza accesso dall’esterno, si compone di due vani, di cui uno caratterizzato da due archi ogivali con bassa quota del piano di imposta, come per quello al primo piano.
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Figura 6 - piano terra ambiente chiesa 

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Figura 7 - primo piano chiesa

Le strutture circostanti appartengono ad un periodo successivo, e per accedervi si utilizza un terrazzamento posto ad un’altezza superiore rispetto a quella del suddetto ambiente. Sembra quasi che nella fase di ampliamento i lavori siano stati effettuati cercando di salvaguardare l’integrità di questo ambiente d’angolo, quasi si trattasse di un ambiente sacro.
In effetti, in alcuni documenti risalenti al periodo normanno e svevo13 si fa riferimento ad una chiesa, dedicata a S. Nicola, posta all’interno del “castrum Sancti Nicandri”.
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Figura 8 - scala e pianerottolo accesso chiesa

L’ipotesi che questo ambiente sia proprio la suddetta chiesa è stata avvalorata dagli scavi precedenti al restauro: infatti, lo svuotamento del materiale che lo riempiva interamente fino alla quota di primo piano, ha portato alla luce alcuni ricorsi di conci nei quali si è individuato un abside, mentre la stonacatura delle pareti ha evidenziato su di un arco i resti di un affresco raffigurante due volti umani.
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Figura 9 - visione dal basso della copertura della chiesa

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Figura 10 - particolare resti affresco

Nella fase successiva, caratterizzata da una organica evoluzione del recinto piuttosto che da un unico momento costruttivo, la struttura esistente ha subito una serie di modifiche ed ampliamenti:
a. realizzazione di una nuova cortina muraria concentrica a quella esistente;
b. ampliamento del corpo di fabbrica connesso con la cortina nord, prospiciente la corte interna;
c. realizzazione di un grande corpo di fabbrica, destinato a contenere le sale di rappresentanza, idonee alla dimora di un feudatario, compreso tra due nuove torri;
d. ristrutturazione delle due torri appartenenti alla cortina ovest del vecchio recinto.
Cronologicamente, il primo intervento ha riguardato i due saloni al piano terra, posti all’interno del recinto di seconda fase. Per accedere a questi ambienti si utilizzava una scalinata14, che portava ad un terrazzamento ricavato sul primo piano di un ulteriore corpo di fabbrica, anch’esso di recente fattura.
Allo stesso periodo dovrebbe risalire la foderatura esterna del lato est con un nuovo paramento murario15 e il portale di accesso sul lato nord.
Come possiamo vedere dalle immagini, i due portali presentano lo stesso architrave eccentrico a sesto rialzato composto di conci radiali in rilievo che fanno corona ad un sottoarco piano eccentrico. L’unica differenza tra i due portali consiste nel trattamento dei conci: mentre quelli del portale esterno sono lavorati a bauletto, quelli del portale interno sono a faccia piena.
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Figura 11 - portale lato nord e portale accesso corte interna

Le conoscenze attuali non permettono di formulare una data precisa per questa fase, né tantomeno di valutare l’estensione del recinto appartenente alla stessa.
L’ultima modifica fu la realizzazione, nella parte nord, di un corpo di fabbrica, interposto tra due nuove torri.
Possiamo individuare tre livelli:
1. piano seminterrato, con il piano di calpestio a 3,6 metri sotto il piano di campagna; l’ambiente è ricoperto da una volte a botte a sesto ribassato, destinato probabilmente a deposito o cantina16;
2. piano rialzato, inizialmente utilizzato come stalla, ma successivamente come ambiente di rappresentanza e per spettacoli teatrali; la soluzione strutturale utilizzata consiste in un solaio ligneo poggiante su arcate trasversali in pietra;
3. primo piano, non si presenta come un ambiente unico, ma suddiviso in tre grandi sale17, ciascuna illuminata da una bifora. Per realizzare la copertura, costituita da una grande volta a botte ogivale, in conci di pietra a corsi regolari, fu necessario rinforzare uno dei muri di imposta della stessa, con un sistema di archi di scarico. Il salone esposto ad est presenta i resti di un altare incassato nella muratura con tracce di antichi affreschi.
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Figura 12 - salone piano rialzato nord

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Figura 13 - salone primo piano nord svevo


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Figura 14 - particolare archi di scarico

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Figura 15 - particolare affresco

La costruzione precedente, con le nuove torri, determinò uno spazio angusto tra le due torri di nord – est, vecchia e nuova: molto probabilmente, proprio per migliorare la situazione, fu edificata una parete che ha conferito alla vecchia torre una pianta pentagonale. I lavori di restauro hanno dato conferma a questa ipotesi, dimostrando che in origine si trattava di torre a pianta quadrata18.
Abbiamo parlato di una terza fase dilatata nel tempo; volendola collocare cronologicamente, dobbiamo fare delle ipotesi basandoci sull’analisi stilistica del monumento e sullo studio dei documenti a disposizione.
La soluzione del solaio in legno poggiante su archi in pietra la ritroviamo in altri castelli di epoca federiciana, come il castello di Bari e quello di Trani: tuttavia, l’ipotesi di una ristrutturazione federiciana non ha trovato riscontro nei documenti storici, che dimostrano l’appartenenza del castello, nel XIII sec., al Vescovo di Bari.
D’altra parte, dal 1307 e fino al secolo scorso, con un vuoto che va dal 1350 al 1415, il castello rientrava nei possedimenti dei monaci della Basilica di S. Nicola, i quali non avevano interesse a costruire imponenti saloni.
Alla luce di questo potrebbe prendere corpo l’ipotesi dell’ampliamento e del rifacimento effettuati nel periodo 1350-1415, ad opera della famiglia Grimaldi, il cui stemma è apposto al di sopra del portale est della cortina esterna.
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Figura 16 - stemma Grimaldi

L’analisi ravvicinata dello stemma e della muratura che lo contiene non ha fornito la prova
decisiva relativa alla contemporaneità di esecuzione tra lo stesso e l’intervento di foderatura della parete19.
La quarta fase dell’evoluzione del castello ha inizio, considerando i documenti storici, con l’atto di donazione dello stesso e di metà del castello di Rutigliano, da parte di Carlo II d’Angiò al Capitolo di S. Nicola. Nell’atto, risalente al 1304, si parla di una concessione “in feudum nobilem…”20 in cambio di una rendita annua di 200 once d’oro.
In questa nuova condizione vengono meno le esigenze militari, in base alle quali il castello si era andato formando, e si delinea una nuova fase nella quale il monumento diviene il centro direzionale della vasta azienda agricola feudale.
Dai documenti rintracciati nell’archivio di San Nicola, veniamo a conoscenza di una serie di interventi costruttivi che modificarono brutalmente la fisionomia del castello. Il primo intervento risale all’incirca alla fine del XV sec.21, e riguarda la realizzazione di un mulino nella parte meridionale della corte esterna22.
Sempre funzionale all’azienda agricola, nel 1588 fu installato un “centimolo”23 nei vani a pianterreno che si affacciano sul cortile interno24.
Da un documento redatto nel 1867 è possibile ricostruire la pianta delle destinazioni dei vari ambienti di cui era costituito il castello; il documento è “un inventario di tutte le porte, finestre e serrature fatte nuovamente nel castello di S. Nicandro Terra Real Capitolo di S. Nicolò" 25.
Esaminando il documento si può osservare che la struttura era costituita da poche “cammere” e da molti ambienti funzionali all’attività agricola. E’ probabile, però, che dall’elenco siano esclusi i saloni del primo piano nord, destinati alla dimora del feudatario.
Da un altro, datato al 1772, si ricavano una serie di lavori realizzati da Nicola Domenico Colella26: non è indicata l’esatta ubicazione delle “ nuove fabbriche”, ma presumibilmente interessavano il primo piano nella parte ovest e nord. Tra i lavori si parla della costruzione di una scala27, che dovrebbe corrispondere a quella esistente attualmente nel cortile interno.
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Figura 17 - corte interna

Oltre a questi lavori, come abbiamo già detto, funzionali all’economia, fu realizzato, per motivi igienici, il riempimento del fossato28, che circondava il castello.
Questo fosso, inizialmente scoperto, era stato ricoperto da una volta nella quale erano praticate delle aperture, per l’estrazione periodica delle acque che venivano convogliate in esso da appositi canali di scolo. La stagnazione di queste acque reflue aveva creato, nella zona limitrofa, un ambiente malsano e putrido, causa di malattie infettive. Nel marzo 1816 fu presentato, all’Intendenza Provinciale, un progetto che consisteva nel riempimento del fossato e nella sostituzione, della volta dello stesso, con un nuovo piano stradale29.
Nel 1850 il castello fu colpito da un gravissimo incendio che distrusse tutte le decorazioni interne e rovinò volte e muri30.
Nel 1863 fu realizzato il portale esterno del lato est, come indica il concio di chiave su cui è incisa la data, sormontata da un bassorilievo raffigurante S. Nicola.
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Figura 18 - stemma di S. Nicola sul portale est

Tra il 1863 e il 1875 furono eseguiti i lavori di ristrutturazione del castello, che interessarono soprattutto lo spazio compreso tra le due cortine murarie: tale operazione comportò il tompagnamento del portale nord ed il parziale occultamento del portale d’accesso alla corte interna.
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Figura 19 - portale accesso corte interna

Furono aperte in breccia una notevole quantità di porte e finestre, per consentire l’illuminazione dei nuovi ambienti, creati innalzando tramezzi e le bifore, presenti sul lato nord, furono trasformate in porte-finestre con annesso balcone.
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Figura 20 - visione lato nord-est

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Figura 21 - visione lato est

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Figura 22 - prospetto nord

Le otto sezioni del solaio in legno del piano rialzato di settentrione furono sostituite con otto volte a crociera in tufo.
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Figura 23: salone piano rialzato, lato nord

Tutte le modifiche ottocentesche furono effettuate col fine di creare locali da affittare per un tornaconto economico31. Alla base non c’era nessun progetto omogeneo e ordinato, rispettoso del valore storico ed artistico della struttura.
L’indifferenza, da parte del Capitolo, verso l’importanza del castello come esempio di architettura medioevale, lo ha però tenuto lontano dai restauri in stile, molto diffusi in quegli anni32.
L’azione di tutela dei monumenti, da parte del Governo33, cominciò nel 1876, quando si erano già conclusi i lavori di ristrutturazione.
Era interesse del Capitolo non far includere il castello fra i monumenti nazionali: infatti, allo scopo, fu inviata, al prefetto della Provincia, una relazione sullo stato dell’immobile da parte dell’ingegnere capitolare Lionardo Maurantonio34.
Nella relazione si parla di una sola torre “di costruzione barocca”, affermazione del tutto falsa. Infatti all’epoca erano già presenti sette torri e non di stile barocco.
Il Capitolo, grazie alla precedente relazione, raggiunse il suo scopo: il castello non fu inserito nel suddetto elenco e comparve una sola volta nei rapporti semestrali sui monumenti archeologici.
Solo dopo il 1967, quando il castello fu acquistato dal Comune, la situazione sembrò evolversi positivamente: infatti, poco dopo la Sovrintendenza ai Beni Ambientali, Artistici e Architettonici appaltava i primi lavori di restauro finanziati dalla Cassa per il Mezzogiorno e curati dal prof. De Tommasi.

1 N. Saliani, Sannicandro di Bari e il suo castello, Bari, 1996. Dell’esistenza del fossato si deduce dal documento ASNB XXV-22-1768, nel quale si parla del “ponte sud”. Il prof. Saliani afferma che, a seguito degli scavi per la posa dei tubi di acquedotto e fognatura, sono stati rinvenuti ampi tratti del muro di sostegno del fossato. Dello stesso si parla anche in un carteggio tra l’Intendenza di Provincia ed Amministrazione Comunale avvenuto negli anni 1817 e 1818, Archivio di Stato, Intendenza-Amministrazione Comunale antica-Opere pubbliche, busta 39, fasc. 481.
2 G. Bacile di Castiglione, Castelli Pugliesi, Roma 1927, p. 257.
3 La serie di lavori effettuati, in quegli anni, è documentata da una serie di documenti, conservati nell’archivio della Basilica di San Nicola. Confronta:
   ASNB fasc. XXV n° 12 - anno 1772;
   ASNB fasc. II n° 13 – Riparazioni effettuate nel 1827;
   ASNB fasc. VI n° 54 – anno 1860/1863;
4 Tali feritoie si aprono, attualmente, nei locali addossati all’esterno della vecchia cinta muraria.
5 G. De Tommasi, Il restauro del castello di Sannicandro di Bari, estratto da Continuità, Rassegna Tecnica Pugliese, n. 2/3 anno 1984, p. 24
6 Tra il 1450 e la metà del XIX sec. probabilmente il castello, persa ogni importanza militare, per acquisire quella di centro commerciale della città, dovette progressivamente subire modificazioni ed alterazioni, ma limitate e concentrate in gran parte del lato sud. Solo dopo l’incendio del 1850 che danneggiò gravemente il castello con il crollo della torre nord-ovest fu attuato quel complesso di opere che portarono al completo stravolgimento dei caratteri dell’ala nord.
7 I lavori di restauro sono cominciati nel 1978, con i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, e la Direzione dei Lavori curata dall’ing. De Tommasi.
8 G. B. De Tommasi, op. cit., p. 26. Il ritrovamento, al di sotto del muro di spina dell’ala nord, rientra nella serie di scavi effettuati nell’angolo nord – ovest, ed ha trovato conferma in un successivo ritrovamento, nell’angolo sudovest, durante dei lavori di scavo effettuati dal Comune.
9 Scalera G., 1900, Notizie storiche sulla terra di Sannicandro di Bari dalle sue origini fino all’epoca presente, Palo del Colle.
10 G. B. De Tommasi, op. cit., p. 29.
11 Il castello è stato vittima, nel 1850, di un incendio che lo ha danneggiato gravemente. Probabilmente, è stato quest’ultimo la causa della distruzione dei solai in legno.
12 G. B. De Tommasi, op. cit., p. 28.
13 Tansi, op. cit., pp. 47-79-160-161.
14 Probabilmente la scalinata originaria è stata distrutta e ricostruita in un periodo successivo, ed è stata posizionata diversamente dalla prima.
15 G. B. De Tommasi, op. cit.
16 N. Saliani, op. cit.
17 I tre ambienti sono individuati da due tramezzi, dei quali attualmente, solo uno è originario, mentre l’altro è stato ricostruito durante i lavori di restauro sulla traccia dell’esistente. Confronta G.B. De Tommasi, op. cit., 30-31.
18 Cfr. G. B. De Tommasi, op. cit., pp. 32-33.
19 Cfr. G. B. De Tommasi, op. cit., p. 29.
20 Codice Diplomatico Barese, vol. XIII, doc. 135, pp. 205- 206.
21 ASNB, Archivio Capitolare, fondo cartaceo, sez. “Sannicandro”, doc. n. 230.
22 Il nuovo ambiente fu ottenuto realizzando un copertura a volta nello spazio libero compreso tra le due cortine murarie concentriche. La stessa maniera di operare fu utilizzata anche per altri ambienti, alcuni dei quali, localizzati nell’angolo sud – est del castello, si sono conservati fino ad oggi.
23 Frantoio.
24 ASNB, Archivio Capitolare, fondo cartaceo, sez. “Sannicandro”, doc. n. 17.
25 ASNB, Archivio Capitolare, fondo cartaceo, sez. “Sannicandro”, doc. n. 103.
26 ASNB, fasc. XXV, n. 12.
27 Questa scala ha forse sostituito un’altra, di fattura medievale, collocata parallelamente al muro ovest, che dava accesso al salone nord.
28 Cfr. ASNB XXV-22-1768 oppure Archivio di Stato, Intendenza- Amministrazione Comunale antica-Opere pubbliche, busta 39, fasc. 481.
29 I lavori di riempimento si conclusero entro il 1838, visto che risalgono a quest’anno le note di spesa contenute in un fascicolo conservato nell’Archivio di Stato. Cfr. Archivio di Stato, Intendenza- Amministrazione Comunale antica- Opere pubbliche, busta 39, fasc. 480/2.
30 N. Saliani, op. cit. e G. Scalera, op. cit.
31 Archivio di S. Nicola di Bari, fondo cartaceo, Archivio Capitolare, sez. “Gestione ex feudi”, doc. n. 3
32 Confronta C.A. Willemsen, D. Odenthal, Puglia terra dei Normanni e degli Svevi, Bari, 1959.
33 Il Ministero dell’Istruzione Pubblica del regno d’Italia inviava ai prefetti delle varie province alcune circolari con l’elenco degli edifici dei quali si valutava l’inserimento tra i monumenti nazionali; i prefetti dovevano verificare l’avvenuta manutenzione e trasmettere rapporti semestrali sullo stato di conservazione.
34 Archivio di Stato di Bari, Monumenti e scavi, busta n. 6, fasc. n. 143. “…L’assieme della massa dell’edifizio che determina la propria fisionomia è tutta mutata di forma per differenti circostanze concorse col progredire degli anni. Il pomerio(fossato) che lo cingeva fu distrutto dalle differenti sistemazioni ed ordinamenti stradali eseguiti dal Municipio per pubblica utilità ed igiene….Una sola torre giaceva di costruzione barocca senza merli e cortina non presentando alcuna idea archeologica….Tutto è trasformato, e lo assieme presenta un aggregato di casipole disposte ed improntate sull’andamento delle delimitazioni delle mura.”