8. CHIESA MADONNA DELLA TORRE
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Sito n.: 9 - CHIESA MADONNA DELLA TORRE

II primo documento della presenza della Madonna di Torre, in località Sizzaro1, è la carta di donazione di Guido da Venosa del 11342, in cui il Barone normanno di San Nicandro di Bari dona la chiesetta al monastero benedettino di Cava dei Tirreni.
La Chiesa, posizionata ad un crocevia, si presenta isolata e imbiancata a calce, come tante altre Cappelle agresti del territorio barese.
E' composta da tre corpi di fabbrica realizzati in epoche successive: uno nel 1134, quello centrale nel 1853 e il più recente nel 1882.
La planimetria evidenzia una leggera dilatazione dell'abside ad est, le volte sono impostate a crociera per i locali del 1134 e del 1853, a botte per quelli del 1882.
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Figura 2: Pianta

L'intero complesso, giunto a noi trasformato e deturpato da interventi non opportuni, ha perso molto del suo aspetto medioevale.
Lo Scalera3 ipotizza che la chiesetta abbia risentito degli avvenimenti accaduti negli anni 1348-1349 tra cui l’invasione degli Ungari che rasero al suolo il villaggio di Sizzaro e le scosse di terremoto.
Solo verso la fine del XIV secolo alcuni fedeli rialzarono i muri, costruirono sulla parte opposta del prospetto un altare dedicato al Padre Eterno e riposizionarono due lastre lapidarie incise, incassandole sull’architrave della porta e proteggendole con un arco di pietra.4
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Figura 3: particolare facciata

Il portale d'ingresso originario, con archivolto ogivale non era posto dove è attualmente, ma sistemato esattamente sotto l'Immagine su zinco della Madonna con il Bambino, con ai lati le due tavole epigrafiche.
All'interno, l'abside, sistemata ad est, è illuminata da una monofora sulla parete a sud. Questa prima struttura medioevale del manufatto presentava evidentemente una sola navata con copertura a tegole, oggi la volta è protetta da un terrazzo.
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Figura 4: Monofora di mezzogiorno

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Figura 5: Navata del 1134

La seconda parte della struttura dell’edificio, risalente al 1853, come testimoniato da una targa monolitica incisa sul portale d'entrata, è costituita da un corpo di fabbrica aggiunto, di servizio alle necessità della Chiesa, con la disposizione dell'altare a sud e la postazione dei devoti lungo tale asse.
Infine, l'ultima parte strutturale è posizionata a nord ed è stata aggiunta nel 1882, come si legge in una memoria lapidea incisa sulla porta di mezzogiorno, principalmente con la funzione di sacrestia e deposito.
I segni esterni più evidenti dell'antico decoro sono rappresentati da una epigrafe semigotica e dall'arco ogivale.
L'epigrafe è stata realizzata con la tecnica d'incisione con i punti a traforo; presenta il sistema delle abbreviazioni ed è trascritta in versi leonini, tipici della Scuola Medica Salernitana5. E' attribuita al vescovo Romualdo Grisone di Bari, che l'avrebbe fatta apporre nell'anno 1308; secondo studi più recenti risulterebbe invece composta dai Benedettini in pieno periodo normanno su committenza dell'arcivescovo di Salerno Romualdo Guarnà, plenipotenziario del re Guglielmo il Malo.
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Figura 6: Tavola epigrafica

Esattamente di fronte al portale originale si trova l'antico catino absidale, che attualmente presenta una immagine raffigurante il Padre Eterno o forse Mosè nell'atto di discendere dal monte Sinai. Ai tempi degli studiosi Giuseppe Scalera e Giuseppe Chimienti qui veniva descritto un affresco del “Pantocrator”, che occupava l'intera nicchia con ai lati S. Elisabetta e S. Giovanni Battista.
L'immagine pantocratica era rappresentata come torreggiante sulle nubi, col dito indice disteso e con una legenda nella mano sinistra a forma di un libro aperto sul quale era possibile leggere: " Ego sum lux mundi qui sequitur me non ambulat in tenebris sed habebit lumen vitae" (Gv. 8,12), le parole che secondo l'evangelista Giovanni pronunciò Gesù alle turbe dei fedeli che lo seguivano nelle sue predicazioni. Nella descrizione pervenuta, è raffigurata l'immagine del " Gesù Salvatore", tipica del XII secolo, di Colui cioè che indica la " Via" della salvezza. In tutto il Regno di Sicilia la Sacra Immagine era diffusa negli ipogei e nelle chiese, a Mottola come a Gravina, con il Pantocratore più artisticamente importante a Monreale, dove veniva chiamato " Il Padre Eterno di Monreale", forse per le colossali dimensioni.6
"Nella cappella di S, Maria di Sizzaro vi sono due altarini, dedicati uno alla Madonna di Torre e l'altro al Padre Eterno. Sul principio del secolo XIX si ammirava un bellissimo affresco di S. Maria dipinto sul muro concavo di una nicchia, coperto da un vetro istoriato. Probabilmente questo affresco rappresentava l'immagine più antica della Madonna, ma in seguito deturpato e scolorito dal tempo e dall'incuria dei devoti, andò disperso, ed in sua vece si fece ritrarre una copia sopra un quadro di tela, che tuttora conservasi, e si costuma portare in processione nella celebrazione della festa della Madonna di Torre": illustra queste verità la testimonianza di Giuseppe Scalera riportata in una pubblicazione del 1899.
La committenza di una devota famiglia ha sostenuto dunque una pia intuizione rivelatasi basilare e assolutamente meritevole e degna di annoverarsi tra le azioni più belle nella storia sociale e religiosa locale. Sulla proiezione di un'antica icona andata perduta, la famiglia Mondelli commissionava l'Immagine della Madonna che si venera ancora oggi a Torre il giorno di Pasquetta.
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Figura 7: Immagine Madonna della Torre

1 Sizzaro era un villaggio italo - greco, ubicato a circa 2 km da Sannicandro, distrutto dagli Ungari nel 1348. Confronta G. Scalera, Memorie di Sizzaro, Bitetto, 1988.
2 Codice Diplomatico Barese, VII, X, 1134
3 G. Scalera, Memorie di Sizzaro, Bitetto, 1988, pag.32
4 G. Scalera, op. cit., pag.37
5 Confronta G. Scalera, Memorie di Sizzaro, Bitetto, 1988, pag.52 e seguenti.
6 Nicola Racanelli, Sannicandro di Bari