CARRO TRIONFALE
graphicCarro Trionfale
Maestosa macchina da festa alta 22m a forma di campanile su cui viene condotta l'immagine della Madonna di Sovereto durante la Festa Maggiore, la seconda domenica di agosto
                                            
n.: 2 - CARRO TRIONFALE

La tradizione barocca e rinascimentale dell’uso delle macchine da festa come elemento spettacolare nelle celebrazioni profane ma anche religiose, trova terreno fertile in Italia Meridionale, dove tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento appaiono le prime manifestazioni dei carri trionfali, costruiti in onore dei santi patroni locali e spesso ispirati, nei loro contenuti simbolici, a racconti popolari.
A Terlizzi la tradizione del carro trionfale è intimamente legata alla nascita del culto in onore della Madonna di Sovereto e alla festa cittadina indetta in suo onore.
Un' antica leggenda tramanda che a scoprire l'immagine della Vergine con il bambino sia stato un pastore che, nell'intento di liberare una pecora caduta in un fosso, notò la sacra icona.
Il pastore era di Bitonto, mentre l'icona fu ritrovata presso il borgo di Sovereto, in agro terlizzese. Subito si creò il problema a quale dei due comuni dovesse appartere l'icona.
La scelta della destinazione del simulacro fu affidata ad un carro trainato da due buoi: uno di Bitonto e uno di Terlizzi. Quest'ultimo ebbe la meglio, accecando con una cornata il bue bitontino.
Il carro arrivò così a Terlizzi.
E proprio per riproporre i momenti salienti raccontati dalla leggenda, che già dal 1538 vi era la tradizione di portare in processione da Sovereto a Terlizzi la sacra icona della Madonna, posta su un carro agricolo trainato da due buoi e riccamente addobbato.
Intorno ai primi del Settecento, a seguito della proclamazione della Madonna di Sovereto a patrona della città, durante la festa veniva allestito un carro molto più grandioso, che meglio esprimeva l'importanza che la gente di Terlizzi attribuiva alla santa patrona.
La macchina da festa, concepita sulla figura di un carro tradizionale, era caratterizzata da alcuni aspetti peculiari dettati da esigenze di culto e dalla moda del tempo: un’ampia “carretta” con gradinata, un baldacchino sul piano nobile dove trovava sistemazione il tempietto con la sacra icona e una sovrastruttura di dimensioni e altezza variabile a forme di torre campanaria.
La preparazione della macchina da festa era annualmente affidata in appalto ad un impresa locale e ad un decoratore.
I temi figurativi erano liberi e vari, ma dovevano essere preventivamente sottoposti all’approvazione del sindaco.
Nel Settecento il carro iniziò ad essere trainato, e lo è tuttora, dalla sola forza di uomini, nascosti tra la travi della struttura di base e nascosti da un drappo azzurro che ricopre tutto il perimetro del pianale del carro. I buoi vennero sostituiti da due protomi bovine affisse sopra il timone.
Nell’Ottocento il carro trionfale assume proporzioni sempre più vistose, sviluppandosi sia in altezza che in larghezza fino a presentarsi nel 1835 come un vero e proprio tempio illuminato.
Nel 1837 fu estesa anche agli artisti forestieri la possibilità di partecipare alla gara di appalto per i lavori di costruzione del carro e per il triennio 1852-1855 l’appalto fu aggiudicato a Francesco Armenise, noto scenografo e decoratore del teatro Petruzzelli.
Il 1868 è un anno importante per la storia artistica del carro, che assume il suo definitivo assetto sia nella struttura portante che nelle componenti architettoniche e decorative, tramandate fino ai nostri giorni.
Il 23 febbraio 1868, rientrato da qualche anno a Terlizzi Michele De Napoli, grande maestro di pittura, già affermato in campo nazionale, divenuto sindaco della città, l’appalto per la costruzione del carro viene affidato al pittore- scenografo Raffaele Affaitati da Foggia.
All’Affaitati viene richiesta solo l’esecuzione del bozzetto, disegnato dal De Napoli stesso.
L’intenzione del De Napoli era di creare un prototipo di carro che potesse essere conservato di anno in anno.
Si trattava di un progetto di massima di cui molte varianti furono elaborate dall’artista stesso. Presso la Pinacoteca Comunale della città è conservato il bozzetto finale, che costituirà il modello definitivo e che prevedeva un alto campanile dalle forme pure e slanciate con la cupola terminale sormontata dalla croce raggiata.
Per l'edizione del 1868 il De Napoli realizzò certamente anche le quattro grandi pitture degli ovali dell'ultimo ripiano con soggetti desunti dalle sue opere, raffiguranti: l'Arcangelo S. Michele, l'Angelo Orante, l'Angelo Cantore, il Redentore.
Il carro continuò nel tempo ad essere allestito così come era stato pensato dalla collaborazione del De Napoli con l'Affaitati, e le successive gare d'appalto furono indette solamente per i lavori di restauro.
Nei primi anni del Novecento il carro presentava ancora invariata l'architettura ideata dal De Napoli, ma nell'agosto 1991 venne dato alle fiamme con un gesto vandalico.
Ben presto venne fondato un comitato cittadino costituito dall'architetto Michele Gargano, da Angelo D'Ambrosio e dal Mons. Gaetano Valente con il compito di provvedere alla ricostruzione del carro distrutto.
La fase di ricostruzione fu molto impegnativa e richiese l'impegno di tutta la cittadinanza, tecnici, artisti e maestranze.
Il primo passo fu ovviamente la rielaborazione del progetto originale attraverso la ricerca e lo studio iconografico dei documenti e delle poche testimonianze visive conservate.
Il progetto esecutivo della struttura portante e la direzione tecnica dei lavori fu affidato all'ingegnere Tommaso Malerba.
Alla costruzione del carro parteciparono i maestri falegnami Vincenzo e Michelangelo Tangari. Le decorazioni pittoriche furono affidate ai pittori decoratori Giuseppe Vallarelli e Antonio Gesmundo.
Nei quattro grandi ovali del terzo piano furono dipinti, dai pittori Bonaduce, Cipriani, Sforza e Volpe, l'Arcangelo S. Michele, l'Angelo Orante, l'Angelo Cantore e il Redentore reinterpretati dai disegni originali del De Napoli.
Gli otto Angeli portalume, posti agli angoli del secondo e terzo piano e le protomi bovine, furono creati dei maestri cartapestai della cooperativa La Farinella.

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Ricostruzione carro trionfale. Piante, prospetti, sezioni (scala 1:50) di struttura e architettura (di Michele Gargano).

Il carro Trionfale ha da sempre rivestito un ruolo di fondamentale importanza per la storia della città di Terlizzi, tanto da condizionarne persino l'assetto urbanistico.
Già dalla prima metà del Settecento, infatti, si pose mano allo spianamento delle mure e del fossato per creare un percorso agevole e perfettamente livellato che dalla strada per Sovereto portasse alla cattedrale lungo un percorso simbolico che attraversava tutta la città.

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Il percorso del Carro Trionfale (di Michele Gargano).

La tradizione del carro è tuttora legata strettamente alla festa della Madonna di Sovereto e il grandioso Carro Trionfale, alto più di ventidue metri, sfila in occasione della Festa Maggiore nella terza domenica di agosto tra le strade della città sospinto a braccia da una sessantina di uomini devoti.
Tratto da: G. Valente, La Madonna di Sovereto e il Carro Trionfale, ed. Mezzina, Molfetta, 1994, pp.131-176