CHIESA DI SAN GIOACCHINO (P.ZZA CAVOUR)
graphic
Chiesa del Crocifisso. Scorcio laterale.

Sito n.: 53 - CHIESA DI SAN GIOACCHINO (P.ZZA CAVOUR)

La chiesa, pur essendo oggi parrocchia di S. Gioacchino, è nota anche con il titolo di S. Anna, patrona dell'ordine femminile di S. Francesco, e tuttora indicata come la chiesa delle monache. Sorse assieme all'annesso monastero, tra il 1713 e il 1724, su un'area appartenente al complesso dell'ospedale del Monte di Pietà e di alcuni casamenti degli Scalera, in Borgo, a seguito di un contratto di permuta con il quale le suore avevano ceduto al Monte il loro vecchio cenobio nella civitas, dove erano state fra il 1674 e il 1713; la chiesa fu consacrata da mons. Pacecco il 27 ottobre 1726, ancora priva degli altari laterali, e terminata il 1734.
Orientata sull'asse est ovest, la chiesa ad unica navata con presbiterio, è interamente racchiusa nel compendio delle fabbriche circostanti, ad eccezione della facciata, essenziale e scabra, che prospetta sulla piazza del Borgo (attuale piazza Cavour), in angolo fra la torre del monastero e la casa che fu dei Confreda.
All'interno le pareti laterali dell'aula sono ripartite in tre campate dall'apparato ordinale architettonico: di esse la mediana, più stretta, contiene il fornice di accesso agli ambienti attigui; le estreme, più ampie, comprendono gli archi di ricetto degli altari.
L'aula, voltata a tutto sesto al di sopra dell'attica e della trabeazione, che inarmillano l'intero invaso ecclesiale, continua nel presbiterio, dove si leva l'altare maggiore. A destra del presbiterio, sta la sacrestia, comunicante ad est con il chiostro del monastero, ad ovest con il parlatorio delle clarisse (attuale ufficio parrocchiale) accessibile dalla chiesa per l'apposito fornice, sul quale aggetta un bel pulpito di legno dipinto. Sul fornice opposto di navata, in origine comunicante col cenobio attraverso il vano terraneo della torre, affaccia invece, a riscontro, un palco tipico del '700, adibito dalla Superiorità monastica, all'ascolto della predicazione. Il resto della comunità religiosa si disponeva lungo i corridoi, ricavati nel corpo murario dell'aula, provvisti di aperture a grata, disposte lungo il fregio della trabeazione.
Sulla bussola di ingresso si leva una piacevole cantoria con organo, che si articola su due piani collegati da pilastri. La fronte aggettante al centro, ha un andamento concavo- convesso nei lati. La balaustra inferiore è scandita da colonnine libere; quella superiore da lesene alternate a semicolonnine. Nel sottocielo del piano superiore è dipinta una balaustra con effetto trompel'oeil accentuato dal movimento di putti che si sporgono o si sollevano in volo a reggere lo stemma della famiglia committente1. La cantoria è sovrastata dal grande finestrone della facciata, la cui stesura architettonica, originalmente concepita, si compone di un sodo murario a fastigio mistilineo, vertebrato da coppie di risentite paraste a bugna legate fra loro, su tre altezze, da sottili cordonature, delle quali, le due superiori, per un passaggio nodale curvo di raccordo, continuano con funzione di marcapiano, lungo le fronti dell'attigua torre altana campanaria del cenobio.
A sinistra della navata, entrando in chiesa si trova l'altare conditoriale degli Scalera (il secondo dopo quello già allocato in S. Maria la Nova), dedicato dal magnifico don Diego a S. Francesco Saverio, ora del Sacro cuore. Il secondo altare dell'addolorata e il suo dirimpettaio della Madonna di Pompei, furono dedicati in origine dalle clarisse ai fondatori del loro Ordine, S. Francesco d'Assisi e S. Chiara, le cui statue in legno policromo sono attualmente accanto all'altare maggiore che, a sua volta, ha perduto la sua S. Anna con la Vergine del terlizzese Giuseppe Volpe (1796-1876), datata 1846, poi collocata nel fornice mediano di sinistra della navata, dove è tuttora. Quarto ed ultimo altare, ora di S. Antonio di Padova, sulla destra della navata, fu dedicato a S. Domenico di Guzman. Sull'altare maggiore vi è una grande pala settecentesca con “la morte di S. Anna” di Antonio Baldi, buon manierista di scuola napoletana.
Tratto da: M. Gargano, Le chiese, i conditori e il cimitero di Santa Maria delle Grazie, Mezzina, Molfetta, 1981, pp. 52- 58.
1 Cfr.: F. De Palo, Cielo e Terra, Ed Insieme, Terlizzi, 1999, p. 236.
graphic
Chiesa di S. Gioacchino. Portale.

graphic
Parrocchia S. Gioacchino con il cenobio delle Clarisse in Borgo. Pianta piano terra.

graphic

Parrocchia S. Gioacchino con il cenobio delle Clarisse in Borgo. Pianta piano superiore.
graphic
Parrocchia S. Gioacchino con il cenobio delle Clarisse in Borgo. Pianta coperture e belvedere.