Bari, Cattedrale di Santa Maria Assunta

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La cattedrale di Bari, dedicata a Santa Maria Assunta ed a San Sabino, è situata nel cuore del centro storico, e conserva, sul suo grande corpo di pietra e nei suoi sotterranei, i segni della più che millenaria storia della città.


Ad un primo vescovo, Concordio, presente al Concilio Romano del 465, risale forse la costruzione della grande basilica, di cui rimane l’impianto ed il pavimento a mosaico, più volte risarcito, e parzialmente rifatto, al tempo del vescovo Andrea I.
La stessa chiesa, sopravvive sotto il dominio dei Longobardi di Benevento, e durante l’occupazione saracena, iniziata nell’845 e terminata nell’871 lasciando, nel costume e sulla cattedrale, tracce prontamente cancellate al ritorno dei Bizantini.
Dal decimo secolo, Bari, capitale del Catepanato d’Italia, è politicamente soggetta a Costantinopoli; ma la sua Chiesa mantiene il legame con Roma e il papato, che confermerà l’elevazione ad arcivescovile della sede barese, unita a quella di Canosa.
Al primo arcivescovo, Bisanzio, risale secondo le fonti, l’abbattimento dell’antico complesso episcopale, e la fondazione della nuova cattedrale, costruita, sempre in forme basilicali, dai suoi successori, Nicola e Andrea II.
Dal 1071 Bari passa in potere dei Normanni, che favoriscono il culto di un nuovo santo, Nicola, e la costruzione di una grande chiesa per custodirne le reliquie. La nascente competizione tra i due poli religiosi è temporaneamente risolta con l’elezione di Elia, abate benedettino e costruttore di San Nicola, ad arcivescovo di Bari.
Il rinvenimento, nella cripta della cattedrale, delle reliquie di San Sabino (1091) suggella la supremazia della sede barese rispetto a quella canosina.
Nel 1156 la città, ormai parte del regno normanno di Sicilia, è duramente punita dal re Guglielmo I, che ne abbatte le case, le mura ed esilia gli abitanti.
La cattedrale, saccheggiata e abbandonata, è restaurata dal 1170 in poi, dall’arcivescovo Rainaldo e dai suoi successori, che progressivamente la adeguano al modello della Basilica di San Nicola.
Alla navata ristrutturata, fu aggiunto il grande transetto con cripta a sala, ed absidi incluse tra due torri campanarie. Dalla fine del Duecento vengono realizzate le finte tribune, la cupola con tiburio sull’incrocio del transetto, aperti i rosoni nelle facciate, aggiunti gli arconi ciechi sui fianchi.
La cattedrale, ormai integrata nel quadro del Romanico pugliese, attraversò con alterne vicende i secoli seguenti, sino alla metà del diciottesimo, quando l’arcivescovo Muzio Gaeta Juniore, la volle adeguare al nuovo gusto barocco e rococò, affidando l’impresa all’architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro, che ne mutò il volto rivestendo l’interno di stucchi.
Dell’opera del Vaccaro, di grande qualità, distrutta dai ripristini in stile tra fine “800 e primo “900, rimane integra solo la cripta di San Sabino, con l’altare delle reliquie e la veneratissima immagine della Vergine Hodighitria, che la leggenda vorrebbe importata da Costantinopoli.